Poker come sport, ennesimo riconoscimento, ulteriore speranza a metà tra sogno e utopia
Il riconoscimento del poker come sport mentale dall’International Mind Sports Association è l’ennesimo passo che, però, fa parte di un percorso lungo e tortuoso e forse utopico.
Nei giorni scorsi c’è stato l’ennesimo riconoscimento del poker come sport mentale, ma il percorso per la sua affermazione definitiva come disciplina al pari di altre è davvero lontano. Forse il percorso rimane utopico. E, noi lo diciamo da tempo, l’Hold’em e i mixed games rimangono giochi che basano il proprio appeal sui premi in denaro.
Ma, tant’è, l’International Mind Sports Association (IMSA) ha riconosciuto il poker come mind sport, ponendolo alla pari con sport come gli scacchi, il bridge e gli eSport. Lo storico, ma ennesimo, annuncio è stato fatto durante i BSOP Millions.
La notizia è arrivata alla conclusione auspicata di un processo che ha fatto un passo avanti fondamentale nel 2022, quando l’IMSA ha ospitato la World Poker Federation come membro al proprio interno.
Il presidente della WPF, il brasiliano Igor Trafane, è stato il volto e la voce dell'annuncio: “Oggi, alle ore 9, il poker è stato appena approvato come membro definitivo dell'IMSA. E il poker, ora e per sempre, sarà uno sport mentale.”
Igor Trafane, che ai suoi tempi da giocatore era conosciuto come Federal, è stato una voce attiva a favore del poker come sport da circa due decenni. Nel 2009 ha fondato la Confederazione Brasiliana del Texas Hold'em, e da anni si batte affinché il poker venga classificato come uno sport mentale e non come un gioco da casinò, sia in Brasile che nel resto del mondo.
Dopo i tentativi falliti da parte di diverse entità di legittimare il poker come sport, Trafane ha deciso di creare la World Poker Federation nel 2022, come analizzano i colleghi di pokerpt.com.
Trafane ha approfondito: “Con una forte rete di federazioni in più di 49 paesi, oggi abbiamo raggiunto qualcosa che è allo stesso tempo senza precedenti e definitivo. La decisione dell'IMSA rappresenta la dedizione di migliaia di persone che vedono il poker come una vera professione e disciplina intellettuale. La nostra missione ora è quella di costruire sulle basi che ogni grande sport già possiede: regolamenti standardizzati, percorsi di carriera, tutela dei giocatori e competizioni internazionali.”
L'amministratore delegato di WPF, Leonardo Cavarge, ha parlato degli obiettivi dell'entità: “Il nostro obiettivo è costruire una struttura sportiva veramente globale per il poker. La World Poker Federation è stata fondata sulla convinzione che unendo le forze possiamo espandere il nostro impatto e proteggere il gioco che amiamo.”
Oltre a diverse figure legate al poker brasiliano, alla cerimonia erano presenti anche il CEO dell'IMSA: Geoffrey Borg e anche Jose Damiani, presidente fondatore dell'IMSA ed ex presidente della World Bridge Federation.
I responsabili della WPF e tutti coloro che amano questo sport sperano che questo riconoscimento serva come base per lo sviluppo del poker come sport a livello globale, che venga preso in considerazione dai legislatori nei processi di regolamentazione e che serva anche per cambiare la percezione del pubblico.
Come detto all’inizio, però, questi movimenti da anni non riescono nell’obiettivo di unire e di portare, appunto, alla standardizzazione dei regolamenti. Essendo un gioco con vincita in denaro, le ingerenze di stati sovrani e di agenzie e authority che regolano il gambling sono profonde e condizionano radicalmente lo sviluppo di questo settore.
È auspicabile un riconoscimento a livello internazionale, ovvio, ma riuscire a svincolare il poker sportivo dal gioco d’azzardo sarà sempre dura. E non è detto che i player lo potrebbero desiderare. Il sogno dei player è vincere europei e mondiali di poker ma accanto deve esserci un sostanzioso assegno, possibilmente a sette cifre. Nel tennis e in altre discipline esistono premi e montepremi e le abilità si traducono spesso in economie. Non ci sarebbe nulla di male.
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