Casinò Campione, le ragioni della crisi nella relazione dell'advisor
L'advisor del Casinò Campione, Stefano D'Amora, individua nella sproporzione del quantum e del costo del personale i motivi principali delle difficoltà della Casa da gioco.
Nella comunicazione inviata a tutti i creditori per quanto riguarda la sostenibilità del piano in continuità Gioconews.it rileva come l'advisor Stefano D'Amora sottolinei la fluidità con la quale si è ormai verificata la riapertura del Casinò di Campione di Italia.
“Il piano – scrive - prevede che una volta rimosse le cause della crisi, che, come visto, sono state sostanzialmente l’insostenibilità economica e finanziaria del contributo da versare al Comune di Campione d’Italia, che prescindeva da ogni considerazione sulla gestione aziendale della casa da gioco, e l’eccessivo costo del lavoro rispetto alle reali necessità aziendali, l’attività della casa da gioco sia gradualmente riavviata con le medesime modalità operative esistenti prima della sua chiusura per via dell’intervenuto fallimento della società”.
Per l'advisor sono quindi due le ragioni delle difficoltà incontrate dal Casinò di Campione d'Italia: l'assoluta sproporzione del "quantum" da riconoscere al Comune rispetto all'andamento aziendale (ribadendo la bontà della performance di mercato della società, riassumibile nella limitata flessione del 20 percento del Ggr del Casinò di Campione nel periodo di crisi 2007-2017 rispetto al marcato 50 percento degli altri casinò nazionali, con conseguente crescita della quota di mercato del Casinò di Campione di Italia sino alla leadership nazionale); il costo del personale superiore alla media italiana e, dal 2016, anche a quella svizzera.
Si parla di "semplicità concettuale del piano" e di concentrazione sul "core business" perchè, diversamente da quanto indicato dal piano del commissario Maurizio Bruschi (che riteneva necessari 50 milioni di euro per la riapertura), in pratica, senza ricorrere ad alcun finanziamento esterno, ma solo basandosi sull'autofinanziamento, la società ha ripreso il proprio corso, valendosi, tra l'altro, di una solida partnership con il fornitore leader Novomatic.
Infatti, in questi mesi la cassa è cresciuta da circa 5 milioni di euro a 10 milioni di euro.
Al punto da poter affermare che, probabilmente, avrebbe avuto molto senso "sanare" con un accordo di ristrutturazione del debito già nel 2018 l'intera questione.
"Purtroppo con il senno di poi si è verificato quanto fallaci siano state le motivazioni addotte dall'Organo di liquidazione per la decisione di non aderire all'accordo di ristrutturazione del debito e quanto danno probabilmente abbiano apportato all' Ente (comunale)", puntualizza Stefano D'amora.
In pratica quell'accordo andava probabilmente fatto, a giudizio dell'advisor, consentendo al Casinò di produrre i propri flussi positivi anche nel periodo 2018-2022.
Del resto il piano in continuità approvato dal Tribunale e oggi presentato al vaglio dei creditori prevede mediamente nei primi tre anni un'Ebitda (al lordo di Isi e contributo al Comune) di circa 24,5 milioni di euro medi annui, con una distanza non abissale rispetto ai circa 20,2 milioni di euro annui del periodo del periodo 2015 - 2017.
Il commercialista, illustrando il piano, sottolinea poi "anche nella voce 27, debiti verso altri finanziatori, è stato riclassificato l’intero importo dovuto al Comune di Campione d’Italia in coerenza con la qualificazione che allo stesso è stata data dal Tribunale di Como, in occasione della decisione sull’opposizione allo stato passivo del fallimento, ove il credito era stato in gran parte ammesso al chirografo con postergazione rispetto agli altri creditori. La valutazione della curatela, confermata in giudizio, è che quanto dovuto dalla Casa da gioco al Comune per il contributo non pagato nei vari anni, non costituendo un tributo ed essendo il Comune il socio unico della Società, è assimilabile a un finanziamento e come tale è da considerare postergato perché erogato in un momento in cui sarebbe stato ragionevole un conferimento ai sensi degli artt. 2497 quinquies e 2467 c.c.. La voce in realtà comprende anche importi chirografi non postergati e importi privilegiati".
In pratica la quasi totalità dei crediti che il Comune vanta nei confronti della Casa da gioco vanno considerati, secondo il Tribunale di Como, finanziamenti, per una società che (al lordo di Isi e contributo al Comune) ha mediamente performato nell'ordine del 20 percento di Ebitda (20 milioni di euro circa). Senza contare i flussi non derivanti dal Casinò, ma legati alle problematiche sofferte principalmente dal Casinò stesso, a causa del tema "cambio", erogati dallo Stato a favore del Comune nell'ordine di 7-9 milioni all'anno per un trentennio.
Questo sulla base di una legge del 2017 che rappresenta l'attuale imprescindibile pilastro del bilancio comunale campionese, in sinergia con i fortissimi "tagli" realizzati.
Ma torniamo agli interessanti approfondimenti di D'Amora sui due grandi temi: quantum che il Casinò corrisponde al Comune; costo del personale del Casinò.
Relativamente al primo punto l'advisor sottolinea come la decisione del consiglio comunale del 16 febbraio 2016 di adeguare il quantum all'andamento aziendale del Casinò sia stata una decisione positiva che ha consentito la ripartenza dell'azienda e quindi dell'intero paese. Il consiglio comunale aveva compreso come
“si vede agevolmente che il contributo al Comune di Campione d’Italia (che nei bilanci viene contabilizzato come diretta riduzione dei ricavi) è il principale responsabile dei risultati netti negativi registrati dalla società nei vari anni (considerando anche che l’anno 2017 sconta costi straordinari per 13 milioni di euro). Le entrate complessive rimangono stabilmente sopra i 90 milioni di euro”.
Va sempre ricordato che, se nel 2014 (recepita praticamente nel bilancio 2016) non fosse stata abrogata la legge che stabiliva in misura fissa la dimensione del quantum, oggi avrebbe raggiunto l'importo di 70 milioni di euro a fronte di un piano che prevede un fatturato di circa la metà.
Tornando sul tema, il quantum nel 2016 aveva comunque una dimensione insostenibile (superiore ai 41 milioni di franchi, quindi maggiore della sommatoria del quantum degli altri tre casinò nazionali, con impatto sulla parità di condizioni nella prospettiva di una corretta concorrenza, al quale va aggiuto poi l'importo di svariati milioni dell'Isi) . Dovevano essere prese delle decisioni drastiche (che vennero prese in quel Consiglio del 2016) tese ad adeguare il quantum stesso all'andamento aziendale del Casinò (operazione, di fatto, precedentemente realizzata da tutti gli enti proprietari di Casinò a livello nazionale).
Questa linea, in un clima però dicontrapposizione, del quale si deve tenere conto, non venne "sposata" dai consiglieri di minoranza. Infatti l'advisor precisa testualmente: “Specchio fedele di questa impostazione psicologica (contraria alla posizione della maggioranza comunale Ndr) è proprio l’esposto che ha dato il via alle indagini della procura della Repubblica di Como che il 16 febbraio 2016, quindi dopo che Casino municipale Spa ha registrato perdite nel 2013 per euro 23 milioni e nel 2014 per 29,4 milioni e Casino Spa aveva perdite in formazione per 32,6 milioni, chiede un intervento autoritativo riguardo alla circostanza che non vengono versate al Comune le somme dovute secondo la convenzione, per porre la casa da gioco e il suo amministratore di fronte alle sue responsabilità sottolineando i comportamenti omissivi nel pretendere il rispetto della convenzione da parte dell’Amministrazione senza avere minimamente pensiero al motivo per cui ciò stia accadendo, ovvero che i soldi non arrivano perché non ce ne sono più.
E analoga espressione del medesimo ragionamento paiono le dichiarazioni dei consiglieri di minoranza allegate al verbale di deliberazione del consiglio comunale del 19 maggio 2016 che deliberò il passaggio da un contributo fisso di 41.300.000 franchi a un contributo variabile da determinare nel bilancio di previsione del Comune proprio perché era ormai chiaro che un contributo di tali proporzioni non era sostenibile per la società partecipata, ove si intende l’idea che la continuità aziendale del Casinò possa essere svincolata dal pagamento di un contributo che, siccome serve al Comune, sarebbe da pagare per quanto chiesto a prescindere da ogni altra valutazione.
È evidente la dispercezione che affliggeva i consiglieri , non più in grado di guardare la verità dei fatti e prigionieri di idee e principi scollegati dalla realtà."
Sul fronte del costo del personale del Casinò, D'Amora nota come “aAppare evidente che le retribuzioni medie corrisposte ai dipendenti di Casinò di Campione erano tra il 20 e il 30 percento più elevate di quelle della media dei dipendenti delle altre tre case da gioco italiane. Occorre tuttavia tenere conto della specificità della situazione campionese che immersa in territorio svizzero (in quegli anni senza barriere doganali) subiva il costo della vita e la dinamica dei prezzi svizzeri piuttosto che quella italiana".
Va infatti tenuto conto che il salario minimo per un dipendente in Ticino (es. impiegato di base Coop o Aldi) è 3.800 franchi , circa il 250 percento in più rispetto ad una posizione di pari livello in Italia.
L'advisor nota poi come il costo del personale in altri casinò ticinesi fosse allineato a quello del Casinò di Campione d'Italia nel 2015. Dal 2016 i casinò ticinesi seguirono poi una forte politica di riduzione del costo del personale, che ha portato a divari del 20 percento nel 2016 e del 37 percento nel 2017 relativamente al costo del personale del Casinò di Campione rispetto, appunto, ai concorrenti ticinesi.
Va tenuto conto che, comunque, nel 2018, il Casinò di Campione di Italia lanciò un nuovo progetto di fortissima riduzione del costo del personale (dopo quella del 2012, con riduzione da 80 a 53 milioni di franchi) ma, come sappiamo, l'auspicato progetto di ristrutturazione del debito, che aveva proprio in questa operazione uno dei pilastri, non trovò l'assenso dell'Odl.
"Infine, può essere richiamato un precedente storico recente a favore della possibilità di successo dell’operazione di risanamento da individuare nella procedura di concordato preventivo con continuità aziendale portato avanti dal Casinò de la Vallèe di Saint Vincent che soffriva anch’esso (tra gli altri problemi) di un costo ipertrofico del personale e che, attuata la ristrutturazione, ha pienamente rispettato gli obiettivi di piano fino all’interruzione dell’attività a causa della pandemia". L'advisor sottolinea come una buona "case history" di successo è quella del Casinò di Saint Vincent e del suo piano in continuità. Considerando che il costo del personale pre-piano incideva per l'80 per cento sul fatturato, mentre il Casinò di Campione, anche dopo il "crollo" del cambio del 2015, ha avuto un'incidenza massima decisament e inferiore, intorno al 50 percento, le possibilità di successo del piano, con le ulteriori riduzioni realizzate, sono ancora maggiori.
Da ultimo, nel piano, si illustra il rilancio del poker (Campione ha il record europeo di partecipanti in un torneo), il rilancio di progetti sul target asiatico (Campione aveva decuplicato l'ingresso di asiatici anche con servizi navetta da Milano e organizzato un Chinese Fashion Show in collaborazione con Tv cinesi) e il rilancio dell'online, anche al fine di tutelare il marchio Casinò Campione d'Italia che, per il suo valore e prestigio è già stato oggetto di tentativi di "furto" da parte di diverse piattaforme online internazionali. "Si tratta di un settore che viene presidiato (anche per respingere tentativi di usurpazione del marchio e per evitare la perdita della licenza)" afferma l'advisor.