Justin Bonomo: ‘La kefiah no, beneficenza a Idf sì?’ E Bilzerian lo sostiene
Arriva anche Dan Bilzerian a sostegno di Justin Bonomo minacciato di essere squalificato dalle Wsop per aver indossato una kefiah mentre si faceva beneficenza all’esercito israeliano.
Scritto da Ca
Foto Tomash Stacha
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"La mia opinione è che se le World Series of Poker vogliono tenere fuori la politica dai suoi eventi allora lo deve essere sempre. E sarei d’accordo su questa scelta. Tuttavia, hanno deciso di organizzare un torneo di beneficenza per le forze di difesa israeliane, mentre io non posso proprio indossare una sciarpa". Justin Bonomo è tornato a parlare della polemica nata intorno alla sua kefiah e alle sue posizioni pro Palestina. Una brutta pagina per il poker live, luogo dove la politica non dovrebbe entrare ma che non può neanche far scendere un velo di censura sull’abbigliamento dei player.
Abbiamo già parlato della questione e vogliamo aggiungere solo qualche pezzo alla discussione con le parole di Bonomo rilasciate a Pokernews: “Ripeto, anche per me la politica dovrebbe essere fuori, ma penso che sia stata la peggiore decisione possibile che abbiano preso dall'altra parte aver deciso di sostenere le associazioni di beneficenza israeliane per poi proibire i vestiti palestinesi. È semplicemente sbilanciato e ingiusto... Quindi penso che le World Series siano assolutamente dalla parte sbagliata di questa cosa."
Matt Berkey ha definito la minaccia di squalifica "forse il passo più folle di un operatore nella memoria recente", mentre altri giocatori di spicco che hanno criticato la decisione sono il commentatore Jamie Kerstetter e il playboy Dan Bilzerian, un critico vocale di Israele che è stato definito antisemita per la sua retorica. “Non avevo idea che la kefiah li facesse incazzare così tanto, d’adesso in poi la indosserò ovunque!”, ha detto il Re di Instagram.
Bonomo fa i fatti, comunque, e continua a sostenere la Palestina con parte delle sue vincite, oltre a indossare anche la bandiera palestinese. Come al solito, non prendiamo posizione, ma ci sentiamo di essere vicini alle persone comuni, sia ai palestinesi martoriati dalle bombe israeliane da mesi, sia a chi è stato vittima dell’attacco terrorista. Siamo vicini alle vittime delle guerre che sono sempre e comunque sbagliate.