Circa una settimana fa abbiamo scritto del decreto con cui la Corte dei conti ha accertato la responsabilità di diversi ex amministratori e revisori dei conti del Comune di Campione d'Italia accusati dalla Procura di Como di avere provocato, attraverso varie delibere e a vario titolo, il dissesto dell'ente, dichiarato nel 2018.
Fra le motivazioni dei giudici si legge che molti di loro “hanno violato le finalità per le quali al R.d.l. 2.3.1933 n. 201 aveva autorizzato l’esercizio del gioco d’azzardo”.
Parte da qui la disamina dell'esperto di casinò Mauro Natta sulla situazione delle case da gioco italiane e la necessità di un aggiornamento della normativa che ne ha autorizzato le attività circa 90 anni fa e regola tuttora il loro funzionamento.
Per il Comune di Sanremo con il regio decreto legge n° 2448 del 22 dicembre 1927 - “Art.1. È data facoltà al Ministro dell’interno di autorizzare, anche in deroga alle leggi vigenti, purché senza aggravio per il bilancio dello Stato, il comune di San Remo ad adottare tutti i provvedimenti necessari per poter addivenire all’assestamento del proprio bilancio e all’esecuzione delle opere pubbliche inderogabili” - per quello di Campione d’Italia con il decreto del 1933 identico e per quello di Venezia quattro anni dopo (decreto n° 62 del 14 gennaio 1937).
Senza dimenticare che il combinato disposto del Regio decreto legge in data 2 marzo 1933, n. 201 riportato, art. 1 e l’art.19 del D. L n. 318 del 1° luglio 1986, recita: “... le entrate derivanti ai comuni di Sanremo e Venezia... sono considerate ad ogni effetto, fin dalla loro istituzione, entrate di natura pubblicistica, da classificarsi nel bilancio al titolo I°, entrate tributarie”. Così come recita il decreto 318/86 all’art.19, trattasi delle entrate derivanti dalle gestioni delle case da gioco.
Ed ecco la disamina di Natta.
Mi permetto alcune considerazioni. È evidente che siamo di fronte ad una concessione nell’intento di procurare un autofinanziamento per l’ente pubblico periferico e altrettanto dicasi relativamente alla natura giuridica delle entrate in parola.
La gestione in passato è stata affidata a società a totale capitale privato, attualmente le case da gioco sono gestite da società a totale capitale pubblico.
Quale è, a mio avviso, la tipologia di concessione più adatta a raggiungere lo scopo? Una intesa nella quale le capacità manageriali non possano in alcun modo essere influenzate dalla Politica nelle scelte di uomini e mezzi mirati ad una politica produttiva tesa ad un risultato ottimale sia per la parte pubblica sia quella privata: la concessione ad una società a capitale misto con la maggioranza azionaria al privato; ad esempio 40 e 60 percento.
A questo punto nel ragionamento subentra il dovere dell’ente pubblico al quale spetta la percentuale contrattata sui proventi (vedremo in seguito quali sono) che consiste nell’obbligo di controllare la regolarità del gioco, questo in ogni tipologia gestionale.
Sicuramente le condizioni contrattuali non si fermano a quanto sopra e, al momento, credo si tratti dell’argomento maggiormente rilevante anche perché siamo di fronte ad una natura giuridica ben individuata.
Le entrate derivanti all’ente pubblico titolare sono: i proventi netti, ovvero quelli dei tavoli (vincite dedotte le perdite) e le mance al netto di quanto di spettanza dei dipendenti tecnici di gioco. Queste sono lasciate alla gestione per coprire una parte dei costi e dei proventi netti, così come per le mance come specificato, una percentuale rimane alla gestione che deve essere finanziariamente garantita per i compiti che, contrattualmente, le spettano.
Ritorno al controllo da parte dell’ente pubblico che si svolge in due modalità, concomitante e susseguente: la prima con una presenza continuata in sala giochi di rappresentati del Comune, la seconda elaborando convenientemente i dati che si riferiscono ai proventi netti e alle mance per il loro totale e per ogni tavolo.
Come spesso scrivo, i sistemi per il controllo susseguente possono essere molti ma io, forse per esperienza diretta, ne ho sperimentato uno solo, ottenendo ottimi risultati. Il tutto serve per mettere in evidenza la presenza di anomalie e, se del caso, poterne controllare le cause e l’origine.
Gli elementi per il controllo susseguente sono quelli che si utilizzano per la rilevazione del risultato del tavolo (proventi netti) e delle mance (proventi aleatori) eseguito sempre, lo ripeto, tavolo per tavolo.
Chiaramente questa non è la sede ove evidenziare il meccanismo del controllo a posteriori e, data le sua finalità, riveste una importanza di non poco conto per le ragioni che precedono.
Il mio intento è esclusivamente rivolto ad esporre come la penso ed il perché; senza alcuna pretesa di aver la verità in tasca.
Tot. ricavi
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2018
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2019
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2020
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2021
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2022
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St. Vincent
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57.838.986
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60.630886
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29.677.628
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30.351.627
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62.400.054
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Merc. naz.
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243.773.368
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197.862723
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94.812.079
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107.063.565
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250.086.969
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g. tavolo
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2018
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2019
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2020
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2021
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2022
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St. Vincent
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23.075.757
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23.461.188
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11.940.366
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13.221.374
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28.971.944
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Merc. naz.
|
88.390.174
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72.709.344
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32.761.590
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39.715.109
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96.859.012
|
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2019
|
2022
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differenza
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Roulette francese
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4.710.411
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Fair roulette
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5.219.468
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8.817.310
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-1.112.569
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Chemin de fer
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1.251.870
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3.109.605
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1.857.735
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Trente et quarante
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253.355
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poker
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1.836.506
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2.974552
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1.138.046
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tornei poker
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Roulette americana
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1808.461
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1.532.750
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Punto banco
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5.067.095
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7.742.729
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2.675.634
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Black jack
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2.491.451
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3.652.013
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1.170.562
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craps
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1.098.579
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1.132.985
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Slot machine
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36.899.689
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33.428.110
|
-3.471.579
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Totale ricavi
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60630.886
|
62.400.054
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1.769.168
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presenze
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344.915
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295.599
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-49.316
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La quota di mercato relativa al totale dei ricavi è del 30,64 percento per il 2019 e del 24,95 percento per il 2022.
Quella, per i giochi da tavolo, 32,27 percento per il 2019 e 29,91 percento per il 2022.
Dividendo l’introito di giochi da tavolo per le presenze otteniamo un dato teorico e statistico che ci evidenzia quanto ogni presenza ha portato all’attivo; precisamente 68,02 per il 2019 e 98,01 per il 2022.
Si potrebbe pensare, molto probabilmente a ragione, che la qualità del gioco e dei giocatori ha subito un incremento che troviamo nella differenza relativa alle slot.
La somma delle due roulette nel 2019 è superiore ai ricavi della sola fair nel 2022 e questo dovrebbe, salvo impedimenti dovuti al personale (parzialmente mancante o troppo incidente suo costi di produzione) far riflettere sulla reintroduzione della roulette tradizionale francese, anche solo per i fine settimana, se del caso e/o in concomitanza con eventuali spettacolo o gala o gare di chemin de fer o altro.
Il dato maggiormente preoccupante, certamente è indispensabile per una analisi seria e completa disporre di maggiori elementi, è la quota di mercato che pare incrementata dalla temporanea chiusura del casinò di Campione.
Forse, i cambiamenti della domanda sono influenzati dal periodo pandemico e dal ricorso al gioco online che potrebbe anche motivare il risultato, in specie nelle slot.
Sarebbe il caso di rivolgersi maggiormente al gioco online dal vivo e, contemporaneamente, ricercare di giochi nuovi allo scopo di tentare la necessaria diversificazione; il tutto nell’ottica di favorire l’occupazione.
Ripeto, come ho scritto più volte, che un mese confrontato con lo stesso dell’anno precedente dice poco o nulla; un semestre può fornire indicazioni preziose in tema di politica produttiva, di domanda e offerta. Inoltre rappresenta il periodo ottimale per procedere al controllo susseguente sulla regolarità del gioco e degli incassi, bene inteso per chi scrive.
Un dato interessante lo si può cogliere: l’incidenza dei ricavi slot machine sul totale; per il 2019, 2022 e primo semestre 2023 rispettivamente: 60.86, 53,57 e 56,22 percento. Un trend che merita essere seguito con cura, sempre a mio personale avviso disponendo di ulteriori informazioni che solo il gestore ha a disposizione.
Definitivamente concludendo vorrei fare sommessamente notare che una legge organica in tema di case da gioco, come indicato dalla Corte costituzionale, non c’è, e potrebbe formare oggetto di discussione in coda all’argomento gioco pubblico e riforma fiscale.