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Professione croupier, tra successi europei e nuovi progetti

05 aprile 2023 - 11:28

Mattia Luchesini, vincitore del campionato europeo dei croupier nel 2015, svela i segreti del mestiere e i suoi obiettivi professionali.

Scritto da Anna Maria Rengo

I croupier italiani fanno scuola in Europa. Ne è la prova Alessandro Sasha Mesina, che ha recentemente trionfato al campionato nazionale nel Regno Unito e che si appresta a gareggiare in rappresentanza, ahinoi, del paese anglosassone e non dell'Italia, alla finalissima europea dell'European Dealer Championship che si terrà a metà giugno al Grand Casino Brussels, in Belgio.
 

Sperando di poter bissare il successo che nel 2015 aveva riportato un altro croupier italiano, Mattia Luchesini: prima la vittoria, anche in questo caso, nel Regno Unito, e poi la consacrazione europea in Slovenia.
Ma sentiamo dal diretto interessato, di cui all'epoca avevamo raccolto le prime impressioni a caldo, che cosa ricorda di quei giorni del 2015.

"Ho bellissimi ricordi. Il tutto è avvenuto a Nova Gorica, in Slovenia, a maggio 2015. Fresco di vittoria del campionato Uk sono andato a rappresentare il Regno Unito agli Europei. L'organizzazione dell’evento da parte dell'European Casino Association è stata perfetta, con eventi e cibo fenomenali. E poi, emozioni forti durante la competizione, visto che facevo da croupier a manager importanti provenienti da club di tutta Europa. Il ricordo migliore è quello della premiazione, durante la quale, non avendo chiamato il mio nome per il secondo posto, ero incredulo nell’aver vinto."

Quali erano stati gli assi nella manica che ti avevano consentito di vincere?

"I giudici valutano il servizio clienti (la qualità principale), l'abilità con le fiches, il controllo del gioco e la velocità matematica (i conti devono esser giusti ovviamente!). Direi che la mia forza principale è sempre stata il servizio clienti, imparato a Mayfair (Londra) dove ho lavorato per più di cinque anni, e tramite il corso fatto in Italia con Stefano Melani al Centro Formazione Croupier che ha dato il via alla mia carriera."

Com'è cambiata la tua vita dopo quella vittoria e come mai hai deciso di abbandonare la professione del croupier? 

"Ho ottenuto grandi riconoscimenti sia dal Regno Unito che dall’Italia, aggiungendo inoltre una grande soddisfazione personale. Però, dopo la commozione generale, mi sono concentrato su quello che volevo fare già da tempo (almeno da un anno prima della competizione), ossia andare all’università, a Londra, per laurearmi ed esser più competitivo sul mercato del lavoro, anche in previsione di eventuali impieghi da manager nei casinò. Durante l’università, ho scelto di provare industrie diverse e quindi ho cambiato carriera. Dopo aver lavorato per un po' di tempo nei settori della consulenza e farmaceutico, ho ora progetti con il gioco online e ora sto cercando di iniziare una carriera ufficiale in questo settore. Non escludo un possibile ritorno ai Casinò nel futuro."  

Consiglieresti a un giovane di fare un croupier? 

"Sicuramente! Le opportunità sono infinite, dalle crociere a Las Vegas, Regno Unito a Marocco, Macau a Seychelles, Svizzera a Irlanda, e altri posti ancora. Inoltre, ti aiuta ad imparare qualità fondamentali come interagire alla meglio con clienti e colleghi, abilità matematiche non indifferenti e, soprattutto, dimestichezza con fiches e carte (fa sempre scena!)."  

Cosa ti manca di più, di quando facevi il croupier, e che cosa non ti manca affatto? 

"Mi manca fondamentalmente il gioco, lavorare sotto pressione e i calcoli veloci, giocare con le fiches e la soddisfazione di ricevere grandi mance per un lavoro ben fatto. Non mi mancano affatto gli orari, essendo un business 24/7, un croupier deve lavorare in turni come dalle 10 di sera alle 6 di mattina per poi passare a turni pomeridiani come dalle 2 alle 10, che non sono piacevoli. In ogni caso, è senz’altro una carriera che vale la pena intraprendere: basta solo un diploma di scuola superiore, la fedina penale pulita e una conoscenza base dell’inglese!"

 

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