Case da gioco fuori dalla delega, Comune e Casinò Venezia: 'Di riordino non c'è bisogno'
Le case da gioco italiane sono escluse dalla legge delega fiscale che impone il riordino del gioco pubblico, il commento di Zuin (assessore Comune Venezia) e Ventura (presidente Casinò Venezia).
Se l'intesa raggiunta nel 2017 in Conferenza unificata (e peraltro non attuata) prevedeva anche la riforma dell'ippica e il riordino normativo dei casinò, di entrambi gli argomenti e obiettivi non c'è alcuna traccia nella legge delega al governo in materia fiscale approvata definitivamente dal Parlamento ad agosto 2023 e della quale si attendono dunque i decreti attuativi. Anche quello relativo all'articolo 15, che fissa i principi e gli obiettivi del riordino del gioco pubblico, senza appunto dedicare neanche una parola nè all'ippica nè ai casinò. Come del resto neanche una volta, nel dibattito parlamentare che ha preceduto l'approvazione definitiva, è stato fatto alcun cenno alla possibilità/opportunità di ampliare l'ambito della delega. Neanche da parte di quei parlamentari, come il senatore Franco Mirabelli e il deputato Stefano Vaccari, entrambi del Pd, che pure avevano presentato loro proposte di legge di riordino, citando in entrambe il riordino dei casinò, e riprendendo dunque i contenuti dell'intesa che nel 2017 era stata fortemente voluta dall'allora sottosegretario all'Economia con delega al gioco, Pier Paolo Baretta, anch'esso del Pd. Neanche, aggiungiamo, da parte di quei parlamentari, come il deputato Francesco Gallo (gruppo Misto) e il senatore Adriano Paroli (Forza Italia), che in questa legislatura hanno presentato proposte di legge per aprire rispettivamente il casinò di Taormina e due, stagionali, a San Pellegrino Terme e Gardone Riviera, e che avrebbero potuto magari cogliere l'occasione della delega per accendere l'attenzione delle due Camere sull'opportunità di superare l'attuale divieto di aprire nuove case da gioco.
Ma, concentrandoci su quelle esistenti, come hanno accolto l'esclusione dalla delega?
Partiamo da Venezia, il cui assessore al Bilancio e Partecipate, Michele Zuin, afferma: "Posto che dal 2017 ad oggi è passata un’era geologica, ci sono stati altri quattro governi diversi (compreso quello della Meloni) con maggioranze diverse ed eterogenee.
Io non ero particolarmente contento di quanto veniva annunciato come riordino, come ad esempio che una parte dei profitti doveva andare allo Stato. I casinò sono nati per aiutare quei Comuni dove sono stati istituiti.
Io sono più improntato allo 'status quo' con un aggiornamento di certe cose paradossali, come ad esempio il divieto di fare pubblicità, ma sono cose che si possono fare con un decreto".
Aggiunge il neo presidente della Casinò di Venezia Gioco Spa, Riccardo Ventura: "Anche se ricopro da poco tempo il nuovo ruolo, ho già avuto modo di aggiornarmi, ed effettivamente di riforme 'pesanti' dei Casinò non se ne sente proprio il bisogno. Mi pare che ci sia un buon equilibrio in Italia. C’è da intervenire per mettere a regime certe cose dopo molto tempo, ma niente di che”.
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