Il settore del gioco pubblico in Italia rappresenta da sempre un argomento “caldo”, al centro di dibattiti accesi e spesso controversi. Si tratta, del resto, di un settore complesso, in cui convivono molteplici interessi: sicurezza del consumatore, entrate fiscali, tutela della salute pubblica, occupazione e libertà di impresa. La politica, tuttavia, sembra non aver ancora sviluppato una visione organica e strutturata per affrontare le sfide di questo comparto, lasciando spazio a interventi frammentari, spesso dettati dall'urgenza del momento. Ma è giunto il tempo di cambiare rotta, una volta per tutte.
Il gioco pubblico rappresenta in effetti un'industria regolamentata che genera miliardi di euro ogni anno. Questo sistema - in totale contrapposizione a quello del gioco illegale, che ne è l'alternativa - consente allo Stato di esercitare un controllo sul mercato e sulla filiera, tutelando i consumatori e garantendo che una parte significativa delle entrate venga destinata all'Erario. Tuttavia, il settore è anche un terreno fertile per le criticità sociali, come il rischio di dipendenza patologica (o Dga, disturbo da gioco d'azzardo), e le infiltrazioni criminali che si manifestano laddove il controllo è debole. Per tali ragioni, per affrontare il tema del gioco pubblico in maniera efficace, è necessario un approccio bilanciato che contemperi i molteplici fattori in gioco:
Sicurezza del consumatore: la tutela del giocatore deve essere prioritaria. Questo include non solo strumenti di autoesclusione e limiti di spesa, ma anche campagne di sensibilizzazione sui rischi del gioco e una regolamentazione chiara della pubblicità. Inoltre, bisogna contrastare l'attrattività delle piattaforme illegali, che spesso operano senza regole, attirando i consumatori con offerte vantaggiose e mettendoli a rischio di frodi.
Entrate erariali: il settore del gioco rappresenta una risorsa importante per le finanze pubbliche. Tuttavia, una regolamentazione eccessivamente restrittiva o mal calibrata rischia di ridurre le entrate fiscali, spingendo i giocatori verso il mercato nero. È fondamentale trovare un punto di equilibrio che consenta di mantenere stabile il gettito senza incentivare l’illegalità.
Tutela della salute pubblica: il gioco può diventare una dipendenza, con gravi ripercussioni personali e sociali. La politica deve intervenire con un sistema di prevenzione e cura adeguato, aumentando i fondi destinati alla ricerca e al supporto dei giocatori patologici. Allo stesso tempo, il contrasto alla ludopatia non deve trasformarsi in un divieto generalizzato che penalizza i giocatori responsabili.
Occupazione: il comparto occupa decine di migliaia di lavoratori in diversi ruoli, dagli operatori delle sale gioco agli addetti alle piattaforme online. Una regolamentazione mal concepita potrebbe mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, con un impatto sociale significativo. È necessario un dialogo costante con le associazioni di categoria per salvaguardare questo aspetto.
Libertà di impresa: le aziende che operano nel settore devono poter contare su regole certe e stabili, che favoriscano investimenti e innovazione. Cambiamenti normativi repentini e incoerenti rischiano di danneggiare il tessuto economico, alimentando incertezze e incentivando il trasferimento delle attività all’estero.
Per gestire il gioco pubblico in maniera sostenibile, è essenziale un dialogo aperto tra tutti gli attori coinvolti: istituzioni, aziende, esperti di salute pubblica e associazioni di consumatori. L'obiettivo deve essere la costruzione di un sistema regolatorio che garantisca trasparenza, sicurezza e sostenibilità economica. La politica ha dunque il compito di creare un quadro normativo chiaro, che metta al centro il cittadino e contemperi i diversi interessi in gioco. Il tempo degli interventi improvvisati deve lasciare il posto a un approccio strutturato, che riconosca al gioco pubblico il suo ruolo, ma ne mitighi gli effetti negativi. Solo così si potrà trasformare un settore spesso visto con sospetto in una risorsa per l’intera comunità.