Riordino gioco, le associazioni: 'Decreto Governo mette a rischio imprese, gettito e consumatori'
Per le associazioni Acadi, Acmi, Astro, Egp - Fipe, Logico e Sapar 'dare priorità al riordino dell’online e posticipare quello terrestre significa introdurre ulteriori asimmetrie nella canalizzazione della domanda di gioco'.
“L’approvazione preliminare da parte del Consiglio dei ministri del 19 dicembre e le motivazioni del Governo per lo schema di provvedimento confermano le convinzioni delle Associazioni di categoria Acadi, Acmi, Astro, Egp - Fipe, Logico e Sapar, che dalle scorse settimane si sono riunite nell’azione sindacale di miglioramento delle proposte governative di attuazione dell’art. 15 della legge delega fiscale, in materia di giochi. La posizione delle Associazioni firmatarie è per una attuazione della delega fiscale, ai fini di 'riordino' del gioco pubblico, in contemporanea per tutte le verticali distributive, rispettando lo spirito e la struttura della Delega stessa ed a parametri sostenibili”.
A ribadire, per l'ennesima volta, il concetto sono le associazioni di categoria Acadi, Acmi, Astro, Egp - Fipe, Logico e Sapar, in una nota congiunta.
“Dare priorità al riordino dell’online e posticipare quello del territorio significa, con i rischi di ibridazione, introdurre ulteriori asimmetrie nella canalizzazione della domanda di gioco, a discapito delle altre verticali distributive del territorio, compromettendo principalmente la rete generalista che si occupa della distribuzione degli apparecchi.
Ciò comporterebbe una perdita di gettito erariale sempre più consistente, posto che degli 11 miliardi di euro ad oggi generati dal comparto del gioco pubblico, 1 è prodotto dall’online e 10 sono generati dai prodotti del territorio; in particolare 5,9 dagli apparecchi. Inoltre, il differimento di una riforma delle concessioni per il gioco fisico comprometterebbe la tutela della legalità sui territori, posto che è la rete generalista dei territori che raggiunge più di 6.000 sui circa 8.000 comuni italiani. Senza contare che verrebbero anche compromessi gli attuali livelli occupazionali nonché il ruolo delle aziende di gestione degli apparecchi, posto che dei 150.000 lavoratori del comparto, 140.000 sono impegnati sul territorio. Ed ancora ne risentirebbe la tutela dell’utente, in assenza di una valutazione complessiva delle misure di contrasto al disturbo da gioco d’azzardo, attualmente esistenti solo per alcuni prodotti del territorio e online”, sottolineano le associazioni di categoria .
“Una strategia complessiva ed ordinata per il contrasto al Disturbo da gioco d'azzardo va individuata proprio in un’unica Conferenza Stato Regioni e Comuni che tratti online e territorio. In detta sede ci si potrebbe rendere conto che, mentre si applicano le restrizioni comunali di orari o i distanziometri espulsivi regionali agli apparecchi del territorio, nelle stesse ore e nelle vicinanze di un luogo sensibile vengono distribuiti altri prodotti di gioco. Solo con questa consapevolezza si potrebbe dare la giusta equilibrata e concreta tutela all’utente richiesta dalla Delega. A rimetterci, infine, sarebbero senz’altro le piccole e medie imprese italiane impegnate da anni sui territori a tutto vantaggio di imprese internazionali, in larga parte controllate da fondi di investimento. È vero che per fare il riordino del territorio occorre risolvere la questione territoriale dei provvedimenti regionali e comunali; è vero che occorre una intesa in Conferenza unificata; tuttavia, un riordino non uniforme, non equilibrato, non gestito complessivamente è in grado di determinare la compromissione degli interessi costituzionali, presupposto dell’esistenza dello stesso comparto. L’effetto della perdita indiretta di gettito erariale, peraltro, potrebbe essere valutato e tenuto in considerazione anche dalla Ragioneria stessa del ministero dell’Economia e delle finanze, nella sede delle commissioni parlamentari oltre che dall’Ufficio parlamentare di Bilancio. Infine, oltre a non sciogliere il nodo della pubblicità dell'offerta legale, il costo di 7 milioni delle concessioni appare correlato all’aumento del giro di affari registratosi sul segmento dal 2019, senza considerare che l'importo delle concessioni che hanno prodotto tale aumento era di 200mila euro e non di 2,5 milioni, quest’ultimo importo riferibile all’ultimo bando, tuttavia mai indetto. Ne consegue un aumento di 35 volte e non quasi 3. Un importo unico nel panorama europeo, come ribadito anche da Egba nel proprio ultimo comunicato, nel quale si esprime anche preoccupazione in merito all'effettiva chiusura del mercato italiano.
Se l’esigenza è stata quella di reperire risorse in sede di legge di bilancio ed il ricorso a gettito erariale rinvenibile dal comparto del gioco fosse inevitabile, si ricorda la possibilità di eliminare l’obbligo di inserimento della tessera sanitaria delle Vlt che ha ridotto del 30 percento la domanda di gioco per ragioni estranee agli obiettivi per i quali è stata concepita (la tutela dei minori) e che potrebbe essere sostituita con un strumento (documento all’ingresso) che a differenza di quello esistente risulterebbe efficace allo scopo di controllo ed idoneo a riportare il gettito invece perduto (comprendente anche le giocate di cittadini stranieri privi di tessera sanitaria italiana”.
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