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Il gioco pubblico pronto al salto di qualità: pur senza slancio

24 giugno 2024 - 11:19

La (presunta) riforma del comparto si sta per compiere, partendo dal riordino del gioco online per poi passare a quello del gioco fisico, intervenendo sulla varie storture, sia pure senza grande visione.

(Foto: Dario Crespi, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons)

(Foto: Dario Crespi, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons)

La nuova era del gioco pubblico sta per arrivare. O, almeno, questo è quello che ci si dovrebbe attendere da ogni nuova procedura di gara per il rinnovo delle concessioni, come quelle che stanno per essere bandite nei prossimi mesi. Vale quindi per il settore del gioco online, con l'iter amministrativo già avviato e ormai in fase culminante (in attesa, soltanto, del via libera del Consiglio di Stato e di Bruxelles), ma vale anche per il resto del comparto, con l'emanazione dei bandi di gara per gli apparecchi da intrattenimento (in scadenza a fine anno), scommesse sportive e  bingo (in prorogatio ormai da anni) e Lotto (in arrivo in seguito all'anticipo voluto dal governo attuale), che dovrebbero arrivare una volta che l'esecutivo di Giorgia Meloni avrà trovato una quadra con le Regioni e gli Enti locali. E anche se questa seconda parte del “riordino” sembra destinata a un ulteriore rinvio (già si parla di prorogra delle scadenze di fine anno, pur essendo scivolosa, soprattutto quella degli apparecchi), i lavori già avviati dentro e fuori alla Conferenza Unificata lascerebbero intravedere (stavolta) una volontà reale di gestire la situazione. Pendente, ormai da troppi anni. Ora che anche le elezioni europee sono andate in archivio e la maggioranza ne è uscita sostanzialmente rafforzata, o comunque non scalifta, per il governo c'è la possibilità di portare a termine tutti i dossier per i quali ha avviato i lavori. Tra i quali, appunto, rientra anche quelli del gioco pubblico.
Anche per questo (e non a caso), dunque, appare proprizio il momento in cui il Direttore generale dell'Agenzia dogane e dei Monopoli, Roberto Alesse, ha pensato bene di organizzare gli Stati generali delle Dogane (in programma durante la settimana corrente) all'interno dei quali si parlerà diffusamene anche del gioco e delle riforme in arrivo. Un momento per riflettere su tutti gli  “argomenti caldi relativi al settore”, come ha spiegato lo stesso Direttore generale, “alla ricerca di un punto di equilibrio che va trovato tra il fondamentale diritto alla tutela della salute e l’interesse dello Stato a veicolare all’erario le entrate derivanti da attività condotte in modo lecito". Aggiungendo che l'appuntamento  vuole essere “Un’occasione istituzionale di incontro e di ascolto aperta a rappresentanti di imprenditoria, istituzioni pubbliche e mondo accademico”. Che non guasta di certo, anzi. 
Il gioco pubblico, in effetti, si trova forse in quello che  nel gergo degli economisti definiscono un “equilibrio inefficiente”, in cui un settore funziona, guardando ai risultati econimici e finanziari (e pure alla grande, nel caso del gioco), ma non in modo ottimale, a causa di vari fattori negativi che coesistono e convivono, alimentando una percezione negativa agli occhi della politica e dell'opinione pubblica più in generale. In questa situazione, dunque, si mantengono situazioni di inefficienza ed eccessiva frammentazione, riducendo la competitività sul mercato, e facendo spesso vacillare anche gli obiettivi in termini di salute pubblica e sicurezza. Ma questa situazione può essere sovvertita, puntando a un equilibrio migliore: ma per farlo deve realizzarsi una trasformazione collettiva, che induca un numero sufficientemente ampio di individui a cambiare il loro comportamento e, di conseguenza, che porti all'accettazione del comparto da parte dei soggetti terzi, raggiungendo la piena sostenibilità. Ma come scriveva il rettore dell'Università Bocconi, Guido Tabellini, all'inaugurazione dell'anno accademico 2010-2011, in un discorso divenuto celebre e oggi ricordato anche dal professore e senatore a vita Mario Monti, nel suo ultimo libro (“Demagonia”, pubblicato da Solferino), tipicamente questa trasformazione si accompagna a mutamenti negli atteggiamenti culturali, nelle norme sociali, a lungo andare anche nei valori. 
Esaltando il ruolo della cultura della legalità e del capitale sociale per lo sviluppo economico, che rappresenta, a suo dire, la vera sfida dell'Italia di oggi. Anzi, oggi più che mai, tenendo conto che sono trascorsi ormai quattordici anni da quell'intervento. 
Ecco perchè l'evento di AdM rappresenta un'occasione utile a prescindere, essendo lo scopo proprio quello di approfondire ad ampio raggio i temi di stretta attualità per il settore. Ed è in questo senso, dunque, che l'industria del gioco pubblico italiano si trova di fronte a una sfida e a un possibile salto di qualità. Anche se, come è evidente leggendo la cronaca recente, ad accompagnare il processo di parziale riordino del comparto (cioè quello limitato al solo segmento online) sono più le polemiche e le levate di scudi di una parte dell'industria, convinta che si tratti più di un'occasione persa – per il comparto e per il paese più in generale – più che di un'opportunità. Con alcuni che, addirittura, invocano il disastro totale. Com'è ovvio e, forse, addirittura naturale, ogni riforma, specie quando radicale, è sempre accompagnata da alcune resistenze, provenienti da chi preferirebbe il mantenimento di un più accomodante status quo. Ma in questo caso, va detto, il motivo principale delle critiche deriva dal rischio di veder spazzata via una parte della filiera, ed è ciò che più preoccupa le piccole e medie imprese del settore. Oltre al fatto, oggettivo, che il testo di riforma dell'online approvato da governo e parlamento appare oggettivamente carente in termini di visione, tenendo conto del momento storico in cui si inserisce il processo, all'interno di una transizione tecnologica e digitale di primo piano, che presenta una serie di sfide, rispetto alle quali la nuova normativa rischia di apparire già vecchia, prima ancora di nascere (basti pensare che mentre si scrivono le regole del bando, lo stesso governo è chiamato a introdurre una regolamentazione (o, meglio, repressione) sulle cryptovalute. Altro tema di cui, forse, una riforma del gioco online “moderna” si sarebbe dovuta occupare (ma non solo), visto che mentre si parla di tutela dei consumatori e di legalità nel gioco, nel frattempo continua a crescere l'offerta illecita o border line di offerte di intrattenimento basate proprio sulle valute digitali, che sembrano avere un particolare appeal soprattutto sui giovani. 
Per tutte queste ragioni, dunque, gli Stati generali di AdM assumono un ruolo strategico, almeno nei tempi e nella forma. Augurandoci che possano dare un contributo utile anche nella sostanza.

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