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Questione territoriale: la mediazione tra Stato e Regioni è possibile (e, forse, vicina)

08 luglio 2024 - 11:13

All’indomani dell’avvio dell’iter per la gara per le concessioni online, i riflettori si spostano ora sull’altra parte del riordino, cioè quello del terrestre.

(Foto: Alexandra, Alexas_Fotos, CC0, via Wikimedia Commons)

Un piccolo passo per un segmento e un grande passo per l’intero comparto. Si potrebbe stigmatizzare così la notizia - svelata in anteprima su queste pagine - relativa all’avvio formale da parte dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli dell’iter che porterà al rilascio delle nuove concessioni di gioco online, con l’invio dello schema della prossima gara agli organi competenti, sia a livello nazionale che europeo. Un passaggio, questo, che apre le danze sul futuro del settore, anche se il rischio più grande è che a ballare possano essere in pochi, visto che i requisiti di base previsti per la gara rischiano di spazzare via una parte dell’attuale filiera che si era andata costituendo durante il precedente periodo concessorio. 
Ma cioè che più interessa (e preoccupa) gli addetti ai lavori (dell’altra parte) del comparto, in questo momento e adesso ancor più, dopo gli sviluppi su online, è quando e come si potrà arrivare al riordino complessivo del settore, andando quindi a sistemare la situazione del gioco terrestre, che aspetta da (troppo) tempo una soluzione all’annoso conflitto tra Stato centrale ed Enti locali, più facilmente identificabile come Questione territoriale.
Ma anche qui (ed è questa la vera buona notizia per gli addetti ai lavori) il governo è al lavoro, attraverso il braccio armato del Mef e, quindi, mediante l’Agenzia delle Dogane. Come è emerso chiaramente anche in occasione dei recenti Stati generali di AdM, la materia gioco è "viva" sul tavolo delle Regioni: le quali, come noto, stanno ragionando su una nuova proposta di mediazione - sperabilmente definitiva - da portare in Conferenza Unificata per poter arrivare a un punto di incontro con il Ministero. E ora che la gestione della pratica sembra essersi spostata, all’interno delle Regioni, dai dipartimenti della Salute a quelli di Bilancio e Sviluppo economico, l’approccio generale sembra essersi alleggerito dalle derive ideologiche, abbracciando un maggior pragmatismo che sarà tanto più necessario in vista della ricerca di una soluzione che, ricordiamo, è ormai necessaria per tutti. Enti locali compresi. Nonostante ci sia da attendersi - neanche a dirlo - un accordo al ribasso per l’industria del gioco, che dovrà inevitabilmente rinunciare a qualcosa (in più) per poter arrivare a un punto di incontro, la soluzione questa volta sembra essere davvero vicina: con il punto di caduta che potrebbe essere rappresentato da una ulteriore (ma moderata) riduzione del numero complessivo di apparecchi da intrattenimento e punti vendita di gioco sul territorio (agenzie di scommesse comprese), unito all’innalzamento della sicurezza nei locali che potrebbe essere garantito dall’obbligo di formazione e da maggiori controlli. Oltre naturalmente alla destinazione di una quota dei proventi del gioco in favore degli stessi enti locali, che sembra ormai immancabile: ed è proprio per questo che a condurre la trattativa siano le rappresentante economiche degli enti locali. Del resto il presupposto imprescindibile imposto dalla legge delega è quello dell’invarianza di gettito e ciò significa che qualunque mediazione si vorrà ricercare tra le parti dovrà rivelarsi inevitabilmente sostenibile. Invitando tutti alla razionalità. E pure al buon senso: che una volta tanto sembra essere alla base degli ultimi processi istituzionali legati al tema del gioco pubblico.
Ecco perché il settore in questo momento potrebbe guardare con fiducia al futuro sapendo che la soluzione al più serio e duraturo dei problemi è vicina e che il riordino potrà davvero essere compiuto. Pur avendo dovuto abbandonare la logica del “tutto o niente”, mirata cioè all’esigenza di trattare il riordino del comparto nella sua interezza, invece di suddividere l’azione in due blocchi distinti (online prima e terrestre poi), come invece è poi accaduto, adesso l’obiettivo campale è portare a termine l’altra parte della sfida entro i due anni di tempo previsti dalla Legge di delega fiscale. E ciò significa uscire dall’impasse per procedere con l’adozione dei primi provvedimenti entro il prossimo autunno. Quindi, ora o mai più. 
 

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