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Senato, convegno Moige: ‘Numeri allarmanti, regole non rispettate anche sul gioco’

17 ottobre 2023 - 12:12

Tra i vari prodotti vietati ai minori anche il gioco d’azzardo vede in calo la percezione del pericolo, e preoccupa che nel 60 percento dei casi nessuno abbia verificato l’età dei ragazzi entrati in sala.

Scritto da Dd

Da sinistra: Livio Gigliuto (istituto Piepoli), Antonio Affinita (direttore del Moige), Raffaele Barberio (direttore di Key4biz), Laura Aria (commissario Agcom)

"La percezione del pericolo legato al gioco d'azzardo è in calo tra i giovani. Nel 2021 a dire 'sì, le conseguenze possono essere serie', era il 56 percento, ora siamo al 47 percento." È quanto è emerso dai dati presentati dall'istituto Piepoli nel corso dell’evento “Venduti ai Minori”, realizzato oggi, martedì 17 ottobre, nella Sala Zuccari del Senato della Repubblica.

L’evento, voluto dal senatore Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, è stato promosso dal Moige sono stati presentati i dati della nuova indagine realizzata con Istituto Piepoli, relativa all’anno 2023, e ha visto intervenire, oltre allo stesso Gasparri, il presidente esecutivo dell’istituto Piepoli Livio Gigliuto, che ha presentato la ricerca, Laura Aria, commissario Agcom, Giorgio Stefano Manzi, colonnello dell’Arma dei carabinieri, ma anche Eugenia Roccella, Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità; Maria Teresa Bellucci, Vice ministro del lavoro e delle politiche sociali; Sandra Savino, Sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze; Gianni Letta, ; Domenico Distante, presidente Associazione nazionale gestori gioco di stato e altri relatori.

Introducendo i lavori Antonio Affinita, direttore del Moige, sottolinea come "per educare un bambino" ci voglia un villaggio, perché "tutti devono fare la loro parte. Siamo in un periodo di denatalità, anche per questo i ragazzi, che sono sempre meno, dovrebbero essere tutelati", invitando quindi, come già aveva fatto inizialmente il moderato, Raffaele Barberio, direttore di Key4biz, tutti gli attori alla collaborazione, senza demonizzare nessuno. "Non è solo una questione legale", aggiunge Affinita, "ma una problematica sanitaria e didattico-pedagogica. Quando un adulto vende un prodotto vietato a un minore vanifica tutto il lavoro di genitori e scuola".

È di Livio Gigliuto, dell’istituto Piepoli, l'intervento più denso, con la presentazione dei dati dell'indagine che visto intervistati 1400 ragazzi di tutto il Paese, chiedendo loro di raccontare la loro esperienza con prodotti vietati ai minori.

Emerge come, in un panorama dove in generale la percezione del pericolo si è allentata (il confronto è con una indagine analoga del 2021), anche il gioco d’azzardo venga preso un po' più alla leggera. "La percezione del pericolo è in calo", spiega infatti Gigliuto. "Nel 2021 a dire 'sì, le conseguenze del gioco possono essere anche molto serie', era il 56 percento, ora siamo al 47 percento".

E aggiunge che "solo nel 17 percento dei casi si dice di aver visto degli avvisi relativi al divieto di gioco per i minori nella sala in cui è entrato, mentre nel 60 percento dei casi nessuno ha verificato l’età dei ragazzi, con la maggioranza di loro che asserisce di essere entrata senza problemi e senza nessuno che avvisasse dei rischi.

Da rivedere anche la gestione del gioco online, con l'Istituto Piepoli che evidenzia come "un 27 percento dei ragazzi che ha giocato assicura di essersi iscritto senza alcun problema a siti di gioco".

Problemi anche in ambito videoludico. "I videogiochi sono una parte importantissima della vita dei ragazzi", nota Gigliuto, "quasi un giovane su dieci dice di giocare oltre 4 ore al giorno, e gioca il 71 percento. La maggior parte gioca online. La percezione di pericolo è piuttosto scarsa, in fondo sono videogame. Solo il 30 percento pensa che siano vietati ai minori, mentre solo il 20 percento dice di non utilizzarli mai".

Andando al momento dell'acquisto, in negozio, anche in tal caso "nel 24 percento dei casi non c’erano avvisi di videiogiochi vietati ai minori, ma molti ragazzi dicono di non averci fatto caso. Comunque sia nel 75 percento dei casi nessuno ha detto nulla al momento dell’acquisto".

Sul come affrontare il problema l'indagine fa emergere che, negli ultimi tre anni, "la scuola ha mantenuto o rafforzato la propria funzione, ma la percezione di rischio su quasi tutti i prodotti è in diminuzione. I ragazzi hanno allentato la presa, l’attenzione è diminuita e vediamo che se cala l’attenzione cresce il consumo. In questo villaggio di cui si parlava inizialmente si evidenzia un ruolo maggiore della filiera produttiva. Abbiamo percepito che con il passare degli anni cresce il ruolo degli amici. Si evidenzia che, con la crescita, scatta un atteggiamento emulativo, nel bene e nel male".

"Quello che penso vada evitato", conclude Gigliuto, "è la propensione all’isolamento, i ragazzi da soli non si gestiscono, vediamo che questa tendenza in qualche caso c’è, è su questo penso dobbiamo intervenire".

Laura Aria, rappresentante dell'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, spiega che proprio in questo periodo "stiamo approntando un nuovo sistema di parental control. Questa esperienza la mutuiamo", racconta, "dal mondo televisivo, dove questi strumenti sono stati introdotti per primi. In tv o in radio è impossibile incorrere in pubblicità di prodotti vietati, qui c’è un editore, un controllo. E qui è stato facile adottare un parental control. Ora con l’online tutte le sicurezze vengono meno, e il compito dell’Agcom è proprio recuperare questo gap. Internet rispondeva alla libertà di espressione, all’innovazione tecnologica, ma oggi questo mondo si è espanso talmente tanto che non avere regole diventa molto rischioso".

E continua spiegando che "il crescere dei rischi, soprattutto sui minori, ha indotto l’Europa e gli stati ad alzare l’asticella dell’attenzione. Si tratta tuttavia di un mondo con una filiera molto lunga: piattaforme, infrastrutture, creatori di contenuti di vario tipo". Sul piano operativo aggiunge quindi la grande novità che consiste in "delle schede sim, che dovranno essere intestate ai minori, con dei blocchi già preimpostati per tutti i contenuti vietati, dalla pornografia al gioco d’azzardo alla violenza. L’accesso da quella sim non sarà possibile".

"Si tratta", spiega ancora, "di un parental control gratuito, ma limitato a queste schede che, come detto, dovranno essere intestate al minore, per questo credo servirà anche una educazione dei genitori, e in tal senso sono già previste campagne di educazione con istruzioni semplici che i media dovranno mettere in atto".

L'invito a una collaborazione da parte di tutte le parti in causa fa da fil rouge a quasi tutti gli interventi. 

Ne parla infatti anche Giorgio Stefano Manzi, colonnello dell’Arma dei carabinieri e docente di criminologia nelle scuole ufficiali, che sottolinea come sia importante ricordare che "il core business di tabaccai, gestori e negozianti non sono i minori".

E ne parla Stefano Locatelli, vicepresidente di Anci, che ricordando il ruolo dei comuni dice un no deciso alla pura repressione, invitando alla comprensione, all'informazione e all'educazione. Ricorda il fenomeno dell’Hikikomori, invitando gli stessi giovani a dare il loro contributo. "Potremmo fare molto di più proprio con l’aiuto dei giovani", spiega, "che potrebbero segnalare comportamenti distorti, o ragazzi che tendono a isolarsi". Ma l'invito, anche agli operatori commerciali, è di "collaborare con noi e tra di noi".

Maria Luisa Cesaro, responsabile degli affari regolatori di Vodafone Italia afferma che pur non potendo controllare cosa viaggi in rete “siamo responsabili della tutela dei nostri clienti, per cui è necessario mettere a disposizione gli strumenti e la tecnologia di cui disponiamo al fine di evitare che possano accedere a servizi non idonei anche alla loro età anagrafica. Per i minori da tempo abbiamo dedicato delle forme di parental control, una tutela per i ragazzi sull’accesso a determinati siti per gioco d’azzardo e anche film per adulti che possono alterare la loro serenità. Dall’altro lato ci sono anche strumenti che consentono, attraverso forme di coaching digitale o email tracking, di indirizzare nel modo migliore l’utilizzo che ne viene fatto in termini di connettività.”

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