Settembre si avvicina a grandi passi, e con esso il momento di riprendere in mano anche la riforma del gioco pubblico.
Così come per l'ippica, alla quale abbiamo riservato un approfondimento meno di 24 ore fa, anche per questo settore ci sono importanti “questioni in sospeso” che dovranno trovare risposta a breve (si spera).
Con la ripresa della consueta attività politica nazionale ed istituzionale è previsto anche il riavvio del confronto sul riordino del gioco fisico, sia all'interno delle Regioni - tra i membri del Coordinamento tecnico Affari finanziari e quelli del Coordinamento salute, in agenda a fine luglio e poi slittato - sia fra i loro fra rappresentanti e quelli del ministero dell'Economia e delle finanze, per trovare una quadra sulle nuove linee guida per il comparto.
A luglio, come si ricorderà, le posizioni di Regioni e Mef difatti risultavano ancora distanti. L'oggetto del contendere principale è ovviamente il distanziometro (così come la contestuale definizione dei luoghi che sono da considerare sensibili, o l'ipotesi di considerare anche o solo un distanziometro tra un punto di gioco e l'altro), ma sul tavolo ci sono anche la riduzione del numero degli apparecchi da intrattenimento e la certificazione delle attività così da esentarle dal rispetto delle distanze, mutuando un po' quanto messo nero su bianco dalla legge regionale della Campania per il contrasto del gioco patologico – da molti considerata un modello a cui ispirarsi – nella quale campeggia la non applicazione di tali limiti per chi ha conseguito la “certificazione della partecipazione dei titolari delle attività regolate dalla presente legge e del personale ai corsi di formazione”.
Puntando quindi sulla “qualità” dei locali, e al coinvolgimento in prima persona degli operatori del settore, come richiesto da loro stessi più volte, e come proposto anche dal coordinatore dell'intergruppo parlamentare sul gioco, il deputato del Partito democratico Stefano Vaccari.
In attesa di vedere cosa succederà, non mancano altri fronti “caldi”.
Restando sempre in tema di riordini, va ricordato che scadrà il 18 ottobre lo stand still trimestrale delle regole tecniche relative alle concessioni per il gioco online depositate il 17 luglio alla Commissione europea (qui il testo integrale). Un lasso di tempo in cui i soggetti interessati potranno presentare le proprie osservazioni, fatto che potrebbe portare allo slittamento di un mese di tale stand still.
Come anticipato da GiocoNews.it, quindi la gara non potrà passare alla fase successiva almeno fino alla fine di ottobre, anche nella migliore delle ipotesi. Sempre che l'Italia, una volta ricevuto il parere del Consiglio di Stato, decida di procedere comunque con la gara, anche con la procedura europea ancora aperta, per poi eventualmente riservarsi la facoltà di intervenire successivamente con eventuali modifiche se richieste dalla Commissione.
Pochi giorni fa inoltre l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha dato comunicazione del bando per il Lotto al Consiglio di Stato, che avrà un mese e mezzo di tempo per formulare le proprie osservazioni, quindi entro i primi di ottobre.
Appare probabile che “il bando venga esaminato alla ripresa delle sessioni ordinarie, a partire dal 15 settembre. Il via libera definitivo per la gara, quindi, potrebbe arrivare tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre”, seguito dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica, facendo sì che gli operatori del comparto interessati possano presentare le proprie offerte entro la fine dell'anno. Si profila una gara a due – Igt e Sisal in primis, con il supporto di altri operatori – ma non è detto che il numero dei concorrenti non lieviti, come trapela da alcune indiscrezioni.
Visto che parliamo di bandi, si suppone che arriverà un'ulteriore proroga delle concessioni in essere per il gioco fisico, bingo compreso, dopo quella fino al 31 dicembre 2024 varata lo scorso maggio.
Uno slittamento originato in primis dall'incertezza in materia di definizione del riordino e anche dall'attesa della pronuncia della Corte di giustizia europea sulla compatibilità con il diritto dell’Unione – principalmente con la direttiva 2014/23 (2), la direttiva 89/665 (3) e l’articolo 49 Tfue – di talune caratteristiche del regime di “proroga tecnica” applicabile in Italia alle concessioni aggiudicate per le attività di gioco del ingo una volta scadute.
Ai primi di luglio l'avvocata generale Laila Medina ha presentato le proprie conclusioni, che in sostanza sembrano ritenere fondati i dubbi di conformità delle norme nazionali con la normativa europea, in particolare, con la direttiva sulle concessioni e con le norme del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che prevedono la libertà di stabilimento e alla libertà di prestazione dei servizi.
Manca solo la sentenza della Corte di giustizia europea,con l'auspicio – espresso anche dai legali degli operatori – che venga spazzata via una previsione che “per anni ha distorto il mercato, vessando gravemente” specialmente quelli più piccoli.