“In queste ore si stanno discutendo i parametri e le leve della nuova legge di Bilancio. Inoltre, anticipazioni di stampa lasciano intendere che tra le misure di reperimento delle risorse sono al vaglio iniziative regolatorie attuative di solo una parte delle misure previste dal riordino previsto della Delega fiscale.
Si parla infatti di riordino dell’online ma non anche di un riordino del territorio. Senza nulla togliere all’importanza di un riassetto per l’online, nell’assumere dei provvedimenti soprattutto se emergenziali per il reperimento delle risorse in legge di bilancio, occorre che si rammenti che procedere in modo non uniforme nell’attuazione della Delega fiscale può concretamente significare di comportare delle penalizzazioni indirette alla rete generalista del territorio che è invece protagonista nel perseguire i principali obiettivi di interesse pubblico sottesi all’esistenza del comparto stesso”.
A sottolinearlo sono i rappresentanti delle associazioni Acadi, As.tro, Egp e Sapar, firmatarie di un comunicato congiunto di commento alla bozza del decreto attuativo del riordino del gioco online circolata nella giornata di oggi, 15 novembre, il cui esame, originariamente previsto nella seduta del Consiglio dei ministri di domani, è slittato a data da destinarsi.
“Non è un caso che la Delega fiscale abbia previsto un riordino complessivo e compatto del comparto, sia per la parte di esso impegnato a distribuire prodotti di gioco di Stato sul territorio sia per la parte di esso impegnato a distribuire prodotti di Stato sul web. Non è un caso che recentemente, il 7 novembre al convegno dell’Istituto Friedman alla Sala Regina della Camera, le associazioni di categoria interpellate (Acadi, As.tro, Egp e Sapar) abbiano chiesto all’unisono un riordino compatto (sia per l’online sia per il territorio, senza disallineamenti temporali), lanciando l’allarme delle possibili conseguenze di eventuali partenze differenziate.
Partire con una riforma non completa, attuare un riordino a tappe rischia di vanificare in tutto o in parte anche gli obiettivi di finanza pubblica invece perseguiti in questa fase”, si legge nel comunicato. “Ed infatti occuparsi solo dell’online, non prevedere in simultanea la riforma del fisico con la soluzione della questione territoriale, lasciare quindi l’offerta di Stato sui territori in balia dei distanziometri espulsivi e degli orari insostenibili senza una concreta prospettiva immediata di riordino significa indebolire quella parte di sistema che assicura per la gran parte i principali obiettivi di interesse pubblico in termini di tutela dell’utente, del presidio di legalità e dell’occupazione. Non solo dunque per ragioni di rischi cannibalizzazione dell’offerta.
Tra l’altro in caso di spostamento della domanda di gioco dal territorio sull’online non si vedrebbero garantiti gli stessi livelli di gettito erariale. E questo lo dicono i numeri del comparto, laddove si metta a raffronto il contributo del territorio rispetto al totale del comparto.
L’offerta generalista di bar e tabacchi sui territori è in grado di fornire un presidio di legalità massiccio, con la presenza di prodotti di gioco di Stato in 75.000 punti (di cui 41.000 bar) in ben 6.044 dei 7.901 Comuni italiani.
La stessa offerta generalista con gli apparecchi di gioco assicura con le sale un gettito erariale da emersione importante di 5,9 miliardi di euro (sugli 11 prodotti da tutto il comparto) e dà lavoro con le altre filiere del territorio a 140.000 occupati dei 150.000 stimati dell’intero settore.
Allo stesso modo sono presidio di legalità, voce importante per l'Erario e valore occupazionale di primo livello le piccole e medie imprese di gestione degli apparecchi da intrattenimento con e senza vincita in denaro. Si tratta di un sistema di imprese che hanno radici profonde sul territorio e rappresentano la prima linea dello Stato in tema di legalità e prevenzione del gioco problematico”.
Le associazioni quindi rimarcano: “Una riforma disallineata e parziale è una riforma che rischia di essere idonea a ridurre, comprimere, limitare o in qualche modo penalizzare indirettamente la presenza della rete generalista oggi radicata sui territori: così v’è il rischio di compromettere gli interessi costituzionali della tutela della salute dell’utente e della fede pubblica (realizzata con un’offerta misurata e controllata dallo Stato e gestita da operatori esperti), della tutela dell'ordine pubblico sui territori come la prevenzione del riciclaggio dei proventi di attività criminose (con la presenza effettiva visibile ed efficace), del gettito erariale (che si ricorda essere di emersione) dell’occupazione (assicurata ad oggi nei fatti in ogni parte d’Italia).
In definitiva, il presidio dei territori, così come del web, da parte dello Stato e dell’esercito dei suoi incaricati di pubblico servizio non deve arretrare. E ciò non deve accadere neanche per ragioni indirette o per applicazioni disordinate, non omogenee e non compatte del riordino che, saggiamente, la legge Delega ha trattato senza dare la precedenza o senza segnare la prevalenza ad alcuna verticale distributiva, per la riconosciuta importanza del mix di offerta pubblica consolidato nel tempo ai fin del perseguimento degli interessi pubblici richiamati”.