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Questione territoriale: il 'nodo' da sciogliere per un vero riordino del gioco

23 agosto 2024 - 12:06

I recenti casi sui limiti orari al gioco imposti a Varese, Palermo, Venezia e San Lazzaro di Savena rendono ancora più evidente quanto sia urgente dare soluzione alla 'questione territoriale'.

Scritto da Fm
© Manuel Sardo / Unsplash

© Manuel Sardo / Unsplash

La cosiddetta “questione territoriale” come ricordato anche recentemente dall'avvocato Geronimo Cardia, a cui si deve forse il primo utilizzo di questa azzeccata espressione, “crea problemi anche all’indizione delle gare che il riordino è chiamato a risolvere nei tavoli tecnici oggi al lavoro”.

Per questo, è necessario e imprescindibile metterci mano, non appena riprenderà il confronto sia all'interno delle Regioni -  tra i membri del Coordinamento tecnico Affari finanziari e quelli del Coordinamento salute, in agenda a fine luglio e poi slittato  - sia fra i loro rappresentanti e quelli del ministero dell'Economia e delle finanze, per trovare una quadra sulle nuove linee guida per il comparto.

A testimoniare che la questione territoriale è  viva e vegeta e che “vive e lotta insieme a noi” ci sono stati diversi episodi anche nelle ultime settimane.

Due in particolare sono poi sfociati nell'apertura o nella richiesta di altrettanti tavoli di confronto, fra amministrazioni locali, operatori del settore e sindacati.

Cominciamo da Varese, dove a luglio sono entrati in vigore gli orari di apertura delle sale gioco e degli esercizi con apparecchi: dalle ore 9 alle ore 12 e dalle ore 18 alle ore 23 di tutti i giorni, compresi i festivi.

L’obiettivo, sottolineato dal Comune, “è quello di prevenire e contrastare i fenomeni di patologia sociale connessi al gioco compulsivo e al rischio di diffusione di fenomeni di dipendenza. Un tema su cui l’amministrazione ha attivato diverse iniziative di sensibilizzazione e prevenzione anche attraverso il lavoro dei Servizi sociali, in collaborazione con le realtà del territorio attive sul tema, come le iniziative di prevenzione rivolte ai più giovani svolte con la cooperativa Lotta contro l’emarginazione.

Contro tale decisione è intervenuta immediatamente l'associazione Astroche ha posto all'attenzione del sindaco quanto occupazione e posti di lavoro verrebbero compromessi dallo “spezzettamento” degli orari  e quanto potrebbe essere favorita la riemersione del circuito illegale, proponendo poi la creazione di un tavolo tecnico, composto dalle istituzioni politiche e dalle associazioni di rappresentanza degli operatori, per pianificare iniziative con finalità educative, di formazione e informazione sui rischi correlati al gioco.

Restando in tema di limiti orari, è pienamente in essere il tavolo aperto a Palermo in merito a quelli delle sale bingo introdotti con ordinanza sindacale alla fine di maggio, stabilendo che possano cominciare l'attività alle 10 del mattino con chiusura alle ore 1 durante la settimana e alle ore 2 nei fine settimana; una riduzione degli orari di apertura che potrebbe portare al licenziamento del 20 percento del personale addetto, e che ha spinto operatori del comparto e sindacalisti a cercare il dialogo con l'amministrazione comunale.

Secondo quanto comunicato dall'assessore alle Attività produttive, Giuliano Forzinetti,  alla fine del mese di agosto c’è la possibilità di uno spiraglio e, dunque, potrebbero esserci dei margini per un ulteriore confronto sulla vicenda.

 

Senza dimenticare che il Tar Sicilia ha fissato per l'11 ottobre l’udienza pubblica di merito per la trattazione del ricorso presentato da alcuni operatori di gioco contro il “Regolamento 'Movida' per il corretto svolgimento delle attività di esercizio pubblico e di intrattenimento” che all'articolo 5 limita gli orari di apertura delle sale e quelli di funzionamento degli apparecchi da gioco.

Nel testo si legge che l’udienza del 20 giugno aveva dato atto “dell’intervenuta emanazione dell’ordinanza n° 88 del 29 maggio 2024 del Comune resistente, con la quale – sino alla definitiva pronuncia degli organi di giustizia amministrativa – è stato esteso l’orario di funzionamento dei suddetti apparecchi da gioco dalle originarie cinque ore giornaliere al medesimo orario di esercizio di sale giochi autorizzate e sale scommesse autorizzate (pari a quattordici ore giornaliere)”.

E proprio dai tribunali amministrativi recentemente sono arrivati segnali positivi per il settore, quanto all'utilizzo di distanziometri e limiti orari per scoraggiare il gioco.

Sempre a luglio, il Tar Veneto ha accolto il ricorso presentato da una società  contro la riduzione degli orari di funzionamento degli apparecchi da gioco installati negli esercizi di Venezia introdotta da una nota emessa da un dirigente comunale il 22 gennaio del 2020, consentendolo dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18, prevedendo così uno spegnimento di 17 ore giornaliere. In contrasto con il provvedimento della Regione Veneto sugli  orari di interruzione del gioco omogenei su tutto il territorio pubblicato pochi giorni prima.

Secondo il Collegio, a fronte della sopravvenuta disciplina regionale, il Comune avrebbe potuto tenere fermo il proprio regolamento comunale, o tutt'al più “il sindaco avrebbe potuto esercitare i poteri regolatori allo stesso attribuiti, fissando nuovi orari di funzionamento degli apparecchi, ancorché sempre motivando in ordine alla necessità e rispondenza all’interesse pubblico, della nuova regolazione oraria”. Ma, senza dubbio, “la nota del dirigente che impone un nuovo orario di messa in funzione degli apparecchi automatici di intrattenimento di cui all’art. 110, comma 6 lettera lettera a) c) e c bis) risulta essere un atto viziato da incompetenza, in quanto adottato da un organo dell’ente (il dirigente della Direzione Servizi al cittadino e imprese) privo del potere di modificare le previsioni del vigente regolamento comunale.”

Ma uno degli ultimi casi eclatanti è senza dubbio quello che riguarda San Lazzaro di Savena  (Bo), che lo scorso marzo ha varato un'ordinanza per consentire l'accensione delle slot degli esercizi commerciali entro 500 metri dai luoghi sensibili - che hanno ancora contratti di noleggio in essere - solo dalle 11.30 alle 12.30. Provvedimento celermente impugnato dagli operatori, e quindi sospeso dal Tar Emilia Romagna, per il quale appare “porsi in contrasto con il principio di proporzionalità, avendo previsto l’utilizzo degli apparecchi – comunque autorizzati - per una sola ora al giorno.”

Per sapere come andrà a finire in questo caso bisognerà aspettare la trattazione di merito del ricorso, fissato per l'udienza pubblica del 5 novembre 2024.


 

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