A queste condizioni, il bando per il gioco online da un miliardo di euro sarebbe insostenibile per la maggior parte degli operatori italiani.
È questa l'impressione che emerge di fronte ai commenti raccolti da GiocoNews.it alle indiscrezioni secondo cui il Governo vorrebbe mettere a bando 100 concessioni, per il costo di 8-10 milioni di euro a licenza, con l'obiettivo di raccogliere un miliardo per garantire le coperture per la prossima legge di Bilancio.
Dopo i punti di vista di Maurizio Ughi e di Carmelo Mazza, ecco quelli di Moreno Marasco, presidente di LoGico (Lega operatori gioco canale online), e Niccolò Caramatti, Ceo di Fantasygaming.
Marasco non usa mezzi termini. "La notizia pare inverosimile. Se il precedente bando, ponendo un limite esiguo di concessioni rispetto allo storico e al mercato, a fronte di una base d'asta spropositata, era completamente insensato, e pur tuttavia compatibile con la precedente compagine governativa, un bando di cento concessioni del valore di svariati milioni di euro (un ordine di grandezza superiore rispetto ai precedenti) avrebbe tutta l'aria di un sadico scherzo, non solo di un mero errore strategico.
A fronte di un'aspettativa di incasso prossima al miliardo, sarebbe infatti azzardato attendere un quantitativo di concessionari partecipanti superiore alla quindicina. Insomma, si osserverebbe il depauperamento istantaneo di un sistema di controllo del gioco a distanza ormai consolidato, e la fuga verso il 'puntocom': non dimentichiamo che le aziende del gioco esistono a prescindere dalle concessioni, e in molti casi si tratta di società che nel tempo regolarizzarono la propria posizione, in virtù delle 'innovazioni' normative che via via avvicinarono il comparto italiano al contesto internazionale."
Ed ecco, quindi, il rilancio del presidente di LoGico: "La nostra proposta è semplice: rispettando le stime di incasso dello Stato secondo l’attuale previsione (100 milioni di euro), ma eliminando il meccanismo della base d’asta, assente in tutti i bandi precedenti riferiti al gioco a distanza (e inappropriato in un contesto di aggiudicazione di un singolo diritto, a differenza dei bandi per l'aggiudicazione di concessioni per il gioco fisico), si propone di ripristinare un numero di concessioni congruo (100) e un costo della concessione fisso stabilito in un milione di euro".
Dello stesso tenore il commento di Niccolò Caramatti, Ceo di Fantasygaming, azienda specializzata nel gioco online.
“Al momento è una voce che non ha nulla di ufficiale, ma se rispondesse a verità direi che sono esterrefatto.
Ero già stato sorpreso dalla legge di Bilancio 2020, che aveva previsto (entro il 31 dicembre 2020) una gara per 40 concessioni con l'aumento della base d'asta per ciascuna concessione a 2 milioni e mezzo di euro, fatto che avrebbe compromesso la possibilità di esistere di tanti concessionari medio piccoli, che sono esclusivamente italiani, e a suo tempo avevo commentato come ciò fosse un enorme svantaggio per gli operatori nostrani. Anche considerando che i concessionari più grandi, gli unici a potersi permettere di affrontare costi simili, sono controllati da multinazionali e fondi esteri.
Credo che ergendo una 'barriera d'entrata' si danneggi in primis l'imprenditoria italiana, specie ora che si parla di cifre che sono quattro volte tanto. Fa quasi sorridere, perché vorrebbe dire che non è stata minimamente analizzata la struttura del mercato dei giochi.
Andrebbe fatto un bilanciamento del mercato in ragione di quello che un azienda può permettersi e ritiene profittevole fare. In tante non potrebbero fronteggiare tali cifre, quindi sarebbero costretti a unirsi in consorzi, con una conseguente perdita di posti di lavoro. E molte uscirebbero dal mercato.
Un costo di 8-10 milioni a concessione favorisce solo lo Stato, che in un certo senso 'tasserebbe' un settore che è già tassato ad un livello non comparabile a quello a cui sono sottoposti altri settori e servizi.
Ancora una volta, si pensa al gioco come a un bancomat, e non si ragiona sulle conseguenze, né sulla mancanza di una soluzione per l'annoso problema della separazione delle concessioni per il gioco terrestre e online”.
Un bando solo per il gioco online, secondo l'analisi di Caramatti, “non potrebbe avere una durata inferiore a 10-15 anni, altrimenti non parteciperebbe nessuno, e porterebbe le concessioni per il gioco fisico in proroga non si sa per quanto. Perciò, per tutto questo tempo non ci sarebbe più alcuna unione fra i due tipi di gioco, bloccando la risoluzione delle problematiche che li affliggono.
Spero che le cifre di cui si parla in questi giorni siano solo la boutade di qualcuno.
La cifra accettabile per ciascuna concessione dovrebbe essere zero, tutti dovrebbero avere la possibilità di operare sul territorio alle stesse condizioni, visto che lo Stato non offre alcuna infrastruttura per operare.
Se proprio deve avere un costo, deve essere assolutamente inferiore, per garantire la possibilità di accesso anche a nuovi players, alle start up, che altrimenti sarebbero costrette a rinunciare in partenza.
A tutto ciò poi si sommano il paradosso dell'inasprimento della regolamentazione operativa, il divieto di pubblicità al gioco, la stretta sui Pvr: paletti che rendono possibile lavorare solo in ambiti ristretti e a costi elevati.
Chi ne beneficia, oltre alle alle casse dello Stato?
Io direi che il Governo dovrebbe dare alle imprese la possibilità di lavorare, perché a un maggiore fatturato equivalgono maggiori entrate tributarie, e più posti di lavoro.
Lo Stato dovrebbe creare i presupposti per far funzionare le imprese, non drenare la loro liquidità.
Se i costi per 'fare impresa' sono così alti, la coperta, che già era corta, si fa ancora più corta; viene tolto del denaro per la ricerca e sviluppo, per l'assunzione di personale, e ciò si ripercuote anche sui giocatori.
Con il rischio che il tutto poi vada a vantaggio del gioco illegale, che potrà garantire un'offerta più appetibile, non essendo soggetto ai limiti di quello legale".