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Camera, voci unanimi tra gli auditi su risoluzione esports: 'Necessario quadro normativo ad hoc'

19 marzo 2024 - 17:56

Secondo gli auditi dalle commissioni Cultura e Lavoro della Camera una regolamentazione degli sport elettronici porta sempre più a dover fare riferimento a una normativa prestata al settore.

Scritto da Daniele Duso

"Ritengo necessario evidenziare la necessità di andare a fornire un quadro normativo per il settore degli esports".

A dirlo è Giulietta Minucci, avvocato dello studio legale Lexia, tra gli auditi dalle Commissioni riunite Cultura e Lavoro della Camera nell'ambito dell'esame della risoluzione riguardante l’introduzione di una disciplina degli esport.

"Ci troviamo spesso a dover prendere come riferimento una normativa prestata al settore", spiega l'avvocato, "per cui applichiamo il Dpr 430 del 2001 per quello che concerne le manifestazioni premiali, per qualificare i tornei, o andiamo a osservare quella che è la disciplina del diritto dello sport per cercare di dare una forma ai rapporti di collaborazione che si instaurano tra team sportivi e player".

Thalita Malagò, direttrice generale di Iidea, nel suo intervento, che parla di un settore, quello dei videogiochi, che si inserisce nel più ampio contenitore dell'industria culturale creativa. E spiega come “quello che serve al settore è un approccio su misura, non deve esserci un copia e incolla di altre normative. Serve un approccio snello che tenga conto delle nostre peculiarità. Siamo un settore transanzionale ed è molto difficile tracciare i confini tra quello che succede in Italia e quello che accade negli altri paesi."

Precisa, la rappresentante dell'industria dei videogame, che "secondo noi un punto di riferimento imprescindibile per qualsiasi legislazione nazionale è la risoluzione adottata dal Parlamento Europeo alla fine del 2022. Questa, dopo aver definito gli esport come parte del settore dei videogiochi e parte del settore culturale, creativo e dei media, stabilisce un principio molto importante, ovvero che il settore degli esport è diverso da quello degli sport, per cui serve un approccio su misura."

E ancora aggiunge che "deve esserci una regolamentazione e una risposta adeguata è stata data dal disegno di legge 970, presentato alla Commissione Cultura del Senato, dal titolo ‘Regolamentazione delle competizioni videoludiche’. Sconsigliamo la creazione di una lega e-sport nazionale, perchè si va verso un modello sportivo che poco funziona nel campo degli esport. Infine bene le misure di sostegno, ma servono approfondimenti”.

Audizione da remoto per Alessio Cicolari, titolare di Ak Informatica, che dopo le vicissitudini del Lan-Gate ha avviato una nuova attività, sempre in ambito esports, negli Usa, e che ha ricordato come lui e la sua azienda siano stati "i primi a subire le incomprensioni con Adm relative alle sale esports, sulla quale purtroppo siamo ancora a un punto zero”. Anche per questo Cicolari chiede "un occhio di riguardo alla categoria degli operatori economici, dei commercianti e di tutti gli imprenditori che lavorano nel settore, che spesso vedono violato il diritto costituzionale dell’articolo 41, vale a dire il diritto alla libera impresa.”

Ricorda ancora Cicolari "da aprile 2022 siamo inseriti nella disciplina dello spettacolo viaggiante, per ogni competizione che organizziamo dobbiamo superare delle montagne insormontabili con le amministrazioni comunali, e questo fa sì che tantissimi nostri clienti rinuncino ad aprire l’attività. Al momento non c’è assolutamente certezza dell'investimento", mentre "chi lavora deve avere delle regole. All'estero non è così", chiosa, "ma in Italia puoi fare solo ciò che è espressamente consentito, altrimenti si rischia di essere sanzionati come successo all’Esport Palace di Bergamo, che ha chiuso lasciando a casa tante persone”.

Tra gli auditi anche Luigi Caputo, founder dell'Oies, l'osservatorio italiano esports, che delinea un quadro generale spiegando che ciò che manca, in Italia, è una norma che dia la definizione di cosa sia un proplayer, dei contratti, ma anche di cosa sia una competizione di videogame. "Nel mondo il mercato degli esports generano oltre 2 miliardi di euro", aggiunge, "mentre in Italia siamo sui 40 milioni di euro, con una disparità piuttosto evidente tra ciò che accade nel resto del mondo e in Italia."

Molto interessati i commissari, interessati a capire, come Antonio Caso (M5S) cosa chiedono le aziende per investire sugli esport in Italia, come anche i motivi precisi per cui il mondo degli esports debba considerarsi un lavoro, "visto anche come il settore sia in grado di muovere una quota importante di investimenti che una eccessiva regolamentazione potrebbe anche ostacolare".

Valentina Barzotti (M5S) si dice preoccupata del fatto che una regolamentazione italiana possa creare disparità con quello che avviene in altri paesi. Non sarebbe quindi meglio che intervenisse prima l'Europa? Mentre il presidente della commissione, Walter Rizzetto (FI), chiede agli auditi se si può stabilire quanto potrebbe crescere il fatturato esportivo italiano con una regolamentazione adeguata.

Interviene anche Mauro Berruto (Pd - Idp), che ricordando come anche Yannick Sinner fino a sei mesi fa, ossia prima che entrasse in vigore la norma della riforma del lavoro sportivo, era uno sportivo dilettante, chiede se la norma relativa al lavoro sportivo possa essere un ambito nel quale far rientrare anche i pro player.

Tra gli altri auditi che hanno portato elementi utili alle commissioni Fortuna Imperatore, psicologa e game designer, autrice del noto videogame italiano punta&clicca incentrato sulla figura di Sigmund Freud e della psicanalisi (Freud's Bone), e Daniela “Effy” Vrabie content creator di Valorant.

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