Il 27 e 28 ottobre in Liguria si terranno le elezioni per rinnovare il consiglio e la giunta regionale e scegliere un nuovo governatore, dopo le dimissioni anticipate di Giovanni Toti, finito sotto accusa per corruzione e finanziamento illecito nel maggio di quest'anno.
L'ex presidente della Regione alla metà di settembre ha trovato l'accordo con la Procura di Genova per patteggiare due anni e un mese: pena detentiva che potrà essere sostituita con 1.500 ore di lavori di pubblica utilità, e alla quale si affiancano anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e il divieto di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena. Sempre che il giudice per le indagini preliminari, nell'udienza fissata per il 30 ottobre, decida di accettare tale accordo.
Tale premessa è necessaria per delineare lo scenario che fa da sfondo a questa tornata elettorale, i cui esiti diranno molto sul sentiment dei liguri. Vorranno scegliere la continuità con la Giunta uscente, vincitrice alle urne nel 2020, o voltare radicalmente pagina?
È quello che ci siamo chiesti anche noi, cercando di capire anche quali sono le posizioni di alcuni dei candidati principali alla carica di governatore in materia di contrasto al gioco patologico e di riordino del settore, senza dimenticare quella in merito alla legge regionale n° 17/2012, sospesa “sine die”- in attesa del riordino nazionale - dalla Giunta Toti nel 2018, per quanto concerne la sua efficacia retroattiva, mentre l’insediamento di nuove attività continua ad essere inibito entro il raggio di 300 metri dai luoghi sensibili.
Gli aspiranti presidenti sono nove, che presentiamo sinteticamente in ordine alfabetico.
Il primo della lista è Marco Bucci, attuale sindaco di Genova, sostenuto dal centrodestra - Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega, Noi moderati e Udc – e dalle liste Orgoglio Liguria e Vince Liguria.
Dopo di lui, nell'elenco figura Maria Antonietta Cella, del Partito popolare del nord.
Alla lettera F ci sono Davide Felice, avvocato, in lizza con il movimento Forza del popolo, che si qualifica come "no vax, no euro, no war", e Marco Ferrando, del Partito comunista dei lavoratori.
A seguire ecco Nicola Morra (Uniti per la Costituzione), ex presidente della commissione parlamentare Antimafia, e Andrea Orlando, deputato del Partito democratico, più volte ministro fra il 2013 e il 2022 - nei Governi Letta, Renzi, Gentiloni, Draghi – e ora in corsa per il "campo largo", con l'appoggio di Alleanza verdi sinistra, Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Patto civico riformista, Riformisti uniti per la Liguria e di una lista che porta il suo nome.
La lista Per l'alternativa – che riunisce Partito comunista italiano, Rifondazione comunista e Potere al popolo - sceglie Nicola Rollando, agricoltore e attivista ambientalista, mentre il movimento Indipendenza fondato da Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e ministro del Governo Berlusconi, punta sull'avvocato Alessandro Rosson.
L'avvocato e giornalista Francesco Toscano è il candidato presidente di Democrazia sovrana popolare, movimento di Marco Rizzo.
Focalizziamo quindi la nostra attenzione sul gioco e vediamo cosa pensano in proposito Marco Bucci, Nicola Morra, Andrea Orlando e Francesco Toscano, che hanno risposto alle nostre domande.
BUCCI, IL SÌ ALLA PROROGA DI TOTI - "Voglio dare un messaggio ai liguri che noi siamo qui con un programma preciso, con cose precise da fare, cose che vogliamo siano fatte nei prossimi cinque anni, questo per garantire che la Liguria possa fare quel salto di qualità per continuare la sua crescita e arrivare a essere una grande regione internazionale in Europa, un posto dove vivere e lavorare e trascorrere il tempo libero. Noi ci impegniamo con la faccia, tirandoci su le maniche", ha affermato Bucci all'evento di presentazione della sua campagna elettorale.
Annunciando un programma che comprende anche l'incentivazione alla realizzazione di gruppi di mutuo aiuto e altre strutture di sostegno al recupero dipendenze e il potenziamento delle strutture territoriali negli ambiti assistenziali socio-sanitari per promuovere stili di vita salutari: alimentazione, attività fisica, contrasto all’abuso di alcool, fumo, droghe e altri tipi di dipendenze, ma senza un riferimento diretto al gioco.
Per rendere l'idea di cosa possa pensare al riguardo però possiamo ricordare le posizioni espresse da sindaco di Genova all'indomani della moratoria dell'applicazione della legge regionale approvata dal consiglio regionale nel 2017 (un anno prima della proroga sine die). Da lui ritenuta necessaria, auspicando "una legge regionale seria" e una modifica del regolamento comunale, “per renderlo più aggressivo” nel contrasto alle forme patologiche.
MORRA, LA RIDUZIONE DRASTICA DELL'OFFERTA - Chi non lascia dubbi sulla propria visione è Nicola Morra, che da presidente della commissione parlamentare Antimafia ed ex senatore del Movimento cinque stelle si è occupato molto di legalità e anche di gioco, manifestando sempre opinioni intransigenti a riguardo. "Relativamente all'azzardopatia - una gravissima tragedia sociale di cui pochi parlano, riuscita a sviluppare un volume d'affari di pochissimo inferiore a quanto veniva speso dallo Stato per la sanità pubblica - io sono dell'avviso che tutti gli enti locali, le Regioni e soprattutto i Comuni, debbano fare due opere. Una di stesura di regolamenti, di indicazione di codici di comportamento, per cui si dovrà rendere sempre più difficile l'apertura di nuovi centri scommesse ma anche la conservazione degli stessi perché lì dove si scommette ci sono tanti problemi, compreso l'interesse dei sodalizi mafiosi. E poi bisognerà lavorare affinché le fasce di popolazione culturalmente e psicologicamente più deboli - perché non è soltanto una questione di istruzione e cultura ma anche una questione di psiche - non vengano a subire l'attrazione della vincita facile e immediata. In Liguria siamo avvantaggiati perché c'è una tradizione di impegno, di sacrificio, che ha fatto capire a tantissime generazioni che la fortuna si costruisce con sforzi quotidiani sistematici che durano però decenni e anche più, attraverso l'impegno di generazioni di famiglie. E adesso noi dobbiamo combattere questa idea della ricchezza a portata di mano attraverso una vincita al casinò oppure alla slot".
L'esponente di Uniti per la Costituzione poi illustra il suo punto di vista sul riordino e la compartecipazione degli enti territoriali alle entrate erariali dai giochi per investire le risorse sui territori per la prevenzione della ludopatia. "È vero, come qualcuno sostiene, che il denaro sia lo sterco del diavolo ma che parimenti, concimi la vigna del Signore. Però io vorrei una drastica riduzione di quel tipo di entrate perché in questo modo sempre meno cittadini liguri saranno attratti da una prassi che è semplicemente antropofaga. Non mi piace parlare di ludopatia quanto piuttosto di azzardopatia. È un gioco che rovina non soltanto il giocatore ma anche la sua famiglia, in quanto può portare a tragedie familiari o a finire nel vortice dell'usura. Ecco: noi dobbiamo smettere di pensare che si possano utilizzare i fondi provenienti dalla stessa azzardopatia per curare l'azzardopatia. È bello filosoficamente perché è un'operazione dialettica per cui il negativo si trasforma in positivo ma noi dovremmo puntare a una riduzione drastica della presenza di queste macchine diaboliche che ci sottraggono libertà".
Quanto alla retroattività della legge regionale finita nel limbo, per Morra sarebbe necessario ripristinarla. "Se io aspetto il riordino a livello nazionale, se attendo che il Parlamento si esprima, campa cavallo che l'erba cresce. Naturalmente le normative, qualunque esse siano, debbono essere applicate. Il vero problema è che poi di fatto in moltissimi comuni, in moltissime regioni, le norme pur essendoci di fatto non sono rispettate. E di conseguenza si consente l'azzardo, dietro cui molto spesso ci sono ambienti non proprio, insomma, simpatici - non ci sono i focolarini, i guanelliani o i francescani -, ma c'è un mondo borderline che molto spesso gode di questa impunità che è permessa dallo Stato perché comunque i soldi girati dall'azzardo, dalle società concessionarie allo Stato sono tanti e sono anche importanti per i bilanci statali".
ORLANDO, CONTRASTO AL GIOCO PATOLOGICO AL CENTRO DEL MANDATO - Per Andrea Orlando "la decisione di Toti di sospendere sine die la retroattività della normativa di contrasto al gioco patologico, contenuta nella legge regionale del 2012, è stato un grave errore: la necessità di un riordino della materia, che conduca all’entrata in vigore del testo unico in materia di prevenzione e trattamento del gioco d’azzardo patologico, non avrebbe dovuto condurre a sospendere il portato positivo (e all’epoca dell’approvazione anche innovativo) della legge regionale n° 17/2012. Su tutti, la previsione delle distanze minime tra sale gioco e luoghi sensibili, il divieto di pubblicità, l’Osservatorio regionale sul gioco patologico, la possibilità per le aziende sanitarie locali e i Dipartimenti delle dipendenze di avvalersi della collaborazione di enti e associazioni pubbliche o private di auto-mutuo aiuto che operano nell’ambito della prevenzione e del trattamento del disturbo da gioco d’azzardo. Anche su questo si misura il fallimento della Giunta Toti.
Il contrasto al gioco d’azzardo patologico sarà al centro del nostro mandato di governo della Regione, ripartendo proprio dal contenuto essenziale della legge regionale n° 17/2012 e nella condivisione con le associazioni che si occupano del tema: il contenimento della ludopatia dovrà essere tenuto in considerazione nella programmazione degli interventi socio-sanitari distrettuali. Infine, occorre ricordare che il contrasto al gioco d’azzardo significa anche lotta alla mafia, che per noi è assoluta priorità". Sul tema pochi giorni fa è intervenuta anche l'associazione As.tro, chiedendo "dialogo e confronto" con Orlando.
TOSCANO, PER IL RIORDINO SOLUZIONI ALL'INSEGNA DEL BUON SENSO - Infine, lasciamo la parola sull'argomento a Francesco Toscano, per il quale nel riordino nazionale del gioco con vincita in denaro sarebbe necessario "trovare un giusto compromesso fra esigenze diverse. Da un lato lo Stato non può porsi nei confronti del cittadino adulto come un padre severo che giudica e proibisce condotte lecite che rientrano nella sfera personale del singolo. Dall'altro lo Stato non può agevolare e incentivare prassi potenzialmente pericolose per fare cassa sulla pelle di cittadini che magari corrono il rischio di sviluppare delle forme di ludopatia. È un equilibrio sottile che una classe dirigente illuminata può però individuare".
L'esponente di Democrazia sovrana popolare assume una posizione chiara sulla compartecipazione alle entrate erariali dai giochi, sulle quali le Regioni hanno espresso ufficialmente una posizione favorevole agli inizi del 2024. "Non possiamo vivere dentro uno Stato 'etico' che trasforma gli eventuali vizi privati in pubblici reati. Ma non possiamo nemmeno svuotare completamente di senso la funzione pedagogica di una istituzione come lo Stato che ha il compito di guidare e migliorare una comunità umana che si trasforma in una unica comunità di destino. Non esistono soluzioni perentorie valide per sempre, esiste il buon senso, quello che l'attuale classe politica ha trasversalmente dimostrato di avere perduto".