Gioco e poteri dei Comuni, in attesa del riordino la questione territoriale tiene ancora banco
Non si ferma l'impegno dei Comuni nella regolamentazione locale delle attività di gioco: i casi di Città di Castello e di Senigallia dove minoranza e maggioranza consiliari si scontrano su cosa si dovrebbe fare per contrastare il Gap.
Fra i principi del disegno di legge delega per la riforma fiscale, nell'articolo 13 – quello dedicato al gioco – si parla di Enti locali in merito a due temi: la partecipazione al procedimento di autorizzazione e di pianificazione delle attività e la revisione della riscossione.
Con l'obiettivo di coinvolgere i Comuni nel previsto riordino nazionale del comparto, pur affermando la necessità di una normativa che superi la ormai annosa “questione territoriale”, con tutti gli effetti che essa comporta, e garantisca la tutela di tutti gli interessi in campo. All'insegna del maggior equilibrio possibile.
Mentre si aspetta che il Ddl compia il suo iter il Senato – dopo il sì della Camera - per essere approvato prima della pausa estiva dei lavori del Parlamento, come auspicato anche dal vice ministro dell'Economia e delle finanze Maurizio Leo, dai territori continuano ad arrivare nuovi segnali di “autonomia” nella regolamentazione delle attività di gioco, sempre nel solco delle disposizioni regionali.
A Città di Castello, in Umbria, il consiglio comunale ha dato l'ok al regolamento per l'esercizio del gioco lecito nel territorio con i voti favorevoli del centro sinistra. Il punto cardine è il divieto di aprire sale da gioco e sale scommesse di installare nuovi apparecchi da gioco in locali posti a una distanza inferiore a 500 metri, misurata in base al percorso pedonale più breve, da luoghi sensibili quali istituti scolastici di ogni ordine e grado, strutture residenziali o semi-residenziali operanti in ambito sanitario o socio-sanitario, luoghi di culto, centri socio ricreativi e sportivi, centri di aggregazione giovanile e strutture frequentate principalmente da giovani. Spetterà poi a una successiva ordinanza del sindaco configurare la disciplina degli orari. Un articolo a parte è riservato alle sovvenzioni economiche a beneficio dei cittadini residenti le cui finanze siano state gravemente dissestate dal gioco patologico, che il Comune si riserva di concedere dietro richiesta, subordinatamente all'accettazione da parte del soggetto interessato di un percorso terapeutico di sostegno e cura da effettuarsi presso il competente Servizio Dipendenze dell’Usl Umbria 1.
Durante il dibattito in Consiglio l’assessore alle Politiche sociali, Benedetta Calagreti, ha evidenziato che il regolamento è “frutto di un confronto con le associazioni di categoria, allargato anche a Federsanità”, esprimendo l'auspicio che esso venga adottato anche nelle altre città del comprensorio: “Questa diffusione territoriale ci permetterebbe anche di definire fasce orarie nelle quali è consentito il gioco lecito uniformi, impedendo il pellegrinaggio dei giocatori che avviene in altre realtà da un comune all’altro a causa delle difformità nell’individuazione di orari limite”.
Fra gli esponenti della minoranza si segnala l'intervento di Elda Rossi, capogruppo di Fratelli d'Italia, la quale si è detta dubbiosa sulla reale efficacia del distanziometro, e ha evidenziato la necessità di limitare la concentrazione di attività di gioco nel territorio, “senza ledere la libertà di scelta imprenditoriale ed economica di chi vuole aprirli” e ovviamente di “tutelare i cittadini da un punto di vista sociale e sanitario, evitando che molte famiglie possano avere gravi problemi economici”.
Nelle vicine Marche, dove, proprio in questi giorni, è al vaglio la revisione della normativa regionale, a confrontarsi sulla “Modifica puntuale al Regolamento comunale per la prevenzione e il contrasto del gioco d’azzardo” è il Comune di Senigallia, con la seduta della commissione permanente Affari istituzionali e generali in programma per oggi, 18 luglio.
A proporre la modifica il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Marcello Liverani, contro il quale non lesina critiche Dario Romani, esponente del Partito Democratico. “In questi tre anni, oramai, abbiamo assistito a gaffes di ogni tipo, dichiarazioni improvvide, errori marchiani in consiglio comunale e post sui social di dubbio gusto. Non eravamo però mai arrivati al punto dove FdI, per bocca del consigliere delegato al cerimoniale Liverani, depositava una delibera di consiglio per modificare il regolamento comunale per la prevenzione e il contrasto al gioco d’azzardo. Un regolamento che anni fa (2018) fu modificato proprio per normare e gestire gli orari di funzionamento degli apparecchi e dei congegni con vincita in denaro. Ci furono un grande dibattito e una grande partecipazione nella modifica del regolamento, che vide anche il contributo dell’Associazione Zero Slot”, ricorda Romani. Ora, prosegue il consigliere del Pd, “con un colpo di mano, il consigliere al cerimoniale Liverani vuole aumentare le fasce orarie di funzionamento di questi apparecchi da 12 a 16 ore. La giustificazione? Si fa così anche altrove, citando altre località marchigiane. Invece di rivendicare l’essere uno dei Comuni più attivi, nelle Marche, nel contrasto alla ludopatia, si fa l’esatto opposto incentivando di fatto il gioco d’azzardo, che potrà essere giocato in fasce orarie più ampie, sin dalla mattina. La legge regionale, comunque, riferisce che in merito alla questione i Comuni possono 'disporre […] fasce orarie giornaliere fino ad un massimo di dodici ore, anche in forma articolata'. Prima questa fascia era compresa tra le 13 e le 01.00, con la modifica proposta si arriverà a un orario compreso tra le 10 e le 02.00, sempre con 12 ore massime di funzionamento. A noi non interessa ciò che fanno altrove, a noi interessa la nostra città, il regolamento è comunale. Noi abbiamo il dovere di proteggere il più possibile i cittadini dalla dipendenza dal gioco d’azzardo e non incentivarla, come invece il consigliere al cerimoniale Liverani, di Fratelli d’Italia, sta facendo. Questa proposta è irricevibile e daremo battaglia per far sì che non venga approvata dal consiglio comunale. Confidiamo che gli altri gruppi consiliari di maggioranza siano con noi in questa battaglia, di cui francamente non capiamo davvero il senso e la priorità politica”.
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