Entro il 15 ottobre il Governo dovrà presentare alle Camere il disegno di legge del bilancio dello Stato, fondamentale per definire come e per quali voci saranno spese le risorse pubbliche nei prossimi mesi.
In vista di questa importante scadenza – e intanto, il 27 settembre, arriverà in Consiglio dei ministri la Nadef - Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che rappresenta il principale strumento della programmazione economico-finanziaria in Italia – l'Esecutivo sonda il terreno alla ricerca delle coperture, ricorrendo, probabilmente, anche al settore del gioco.
In primis al gioco del Lotto, la cui concessione scadrà a novembre del 2025. Secondo quanto anticipa Il Messaggero, l'Esecutivo avrebbe deciso di anticipare già al 2024 l’asta per l’affidamento della raccolta del gioco oggi in capo ad Igt tramite la controllata Lottoitalia.
La base d’asta dovrebbe essere di almeno 800 milioni, la definizione di tale somma non potrà prescindere dal livello al quale sarà fissato l’aggio nel bando di gara, ossia la quota di raccolta che spetta al concessionario che attualmente è del 6 percento.
In virtù di ciò, lo Stato dovrebbe incassare dalla gara del Lotto 400 milioni già il prossimo anno e la parte restante nel 2025.
Ma al vaglio ci sarebbe anche l'intenzione di attingere ai proventi del bando per il gioco online. Ipotesi già circolata ad agosto - quando si parlava di una gara per 100 concessioni, per il costo di 8-10 milioni di euro a licenza, con l'obiettivo di raccogliere un miliardo - ed ora ritornata in auge con altri importi, in un documento collegato ai decreti delegati attuativi della delega fiscale presentati al vice ministro all’Economia Maurizio Leo dalla Commissione in materia di giochi.
In realtà i documenti redatti dalla commissione sarebbero due, stando sempre a quanto riporta Il Messaggero: uno con i “princìpi” per la riforma e uno, predisposto dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, con le misure da attuare con più urgenza. Come, appunto, la gara per le concessioni per la raccolta del gioco online, ad un costo di 6 milioni di euro ciascuna, ma senza fissare un numero preciso di “concorrenti”.
Sarebbero lontane, quindi, le cifre di un miliardo di incasso alle quali si pensava ad agosto. Più realisticamente ora si pensa a 30-40 operatori ed a un incasso massimo di 240 milioni di euro.
Inoltre, sarebbe in arrivo anche un adeguamento della tassazione sulla raccolta di gioco online, con l'aumento dell'aliquota attuale, fissata al 22 percento – e calcolata sul margine, ossia sulla differenza tra la raccolta e le vincite pagate - fino al 26 percento. Mossa che porterebbe nelle casse dello Stato altri 70 milioni di gettito.
Un'altra fonte alla quale attingere potrebbe essere la regolarizzazione dei punti vendita ricarica, chiedendo agli esercenti il pagamento di una somma che potrebbe oscillare tra 200 e 700 euro. Il tutto per un incasso complessivo di 30-35 milioni.
Sembrerebbe sfumata l'idea di aumentare la cosiddetta “tassa sulla fortuna” (la tassa sulle vincite versata dai giocatori), che dovrebbe restare al 20 percento, e non salire al 23-25 percento com'era stato ventilato nei giorni scorsi.
Oltre ad aspettare la conferma, o la smentita, di tutte queste ipotesi, il mondo del gioco attende con trepidazione di conoscere il contenuto dei documenti che fungeranno da “base” per i decreti delegati attuativi della delega fiscale presentati dalla commissione dedicata, soprattutto per capire quale sarà lo sfondo della riforma e quali saranno le mosse per la risoluzione dell'ormai annosa questione territoriale, fondamentale per assicurare stabilità al settore e la possibilità di programmare i propri investimenti senza temere che arrivi una nuova legge regionale o un regolamento comunale a renderli improduttivi.