Doveroso, virtuoso, improrogabile, necessario. Ora più che mai.
Sono tanti gli aggettivi che alcune parti politiche e gli operatori del settore stanno associando all'espressione “riordino del gioco pubblico”, dopo che il tema è entrato anche nel testo della legge delega per la riforma fiscale approvata definitivamente con la legge 9 agosto 2023, n° 111.
Una legge che conferisce una delega al Governo per la revisione del sistema tributario, da attuare entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, mediante l'emanazione di “uno o più decreti legislativi”, fra i quali si attendono proprio quelli relativi al gioco, dopo lo slittamento dell'esame del testo atteso in Consiglio dei ministri relativo solo al riordino dell'online. Con uno spacchettamento aspramente criticato dagli operatori del settore, che invece ne auspicano uno comprendente anche il comparto “fisico”.
Ma, visto che nell'articolo 15 della legge delega si parla espressamente della "disciplina di adeguate forme di concertazione tra lo Stato, le regioni e gli enti locali in ordine alla pianificazione della dislocazione territoriale dei luoghi fisici di offerta di gioco", che ne pensano i diretti interessati?
E “come” si realizzerà il riordino e l'adozione di norme nazionali viste le leggi regionali e i regolamenti comunali adottati in questi anni?
A queste e ad altre domande proviamo a rispondere con uno speciale pubblicato integralmente sulla rivista di novembre di GiocoNews (consultabile integralmente online a questo link).
Fra i soggetti che abbiamo interpellato c'è innanzitutto l'Associazione nazionale comuni italiani, che rappresenta una delle parti in causa dell'ormai famigerata “questione territoriale” relativa alla regolamentazione del gioco pubblico, e anticipa di aver avviato al suo interno un confronto sul riordino proposto nell'ambito della legge delega per la riforma fiscale.
“Quello del gioco pubblico e dei problemi ad esso collegati è un tema molto sentito dalle comunità locali e di conseguenza dalle amministrazioni che le rappresentano, i Comuni, che devono gestire gli impatti sociali dovuti alle dipendenze ma anche quelli più prettamente di ordine pubblico dovuti, ad esempio, a fenomeni di concentrazione delle sale gioco in alcuni quartieri o zone delle città. I tavoli tecnici Anci e il Tavolo nazionale sulle problematiche del gioco, partecipato da rappresentanti di tutte le Anci regionali, stanno esaminando la portata e le implicazioni dell’art. 15 della legge 111/2023, in attesa dei decreti delegati”.
Dall'Associazione quindi offrono un punto di vista su come sia possibile realizzare la concertazione prevista dalla legge delega, conciliando l'esigenza di norme “nazionali” con le normative locali approvate in questi anni.
“Riteniamo importantissimo superare la frammentazione normativa attualmente esistente tra le Regioni e pervenire a disposizioni più chiare ed omogenee, che possano anche rendere meno difficile il compito dei Comuni, in capo ai quali dovrà comunque rimanere il compito di programmare la distribuzione dell’offerta di gioco nel proprio territorio, una offerta contingentata e parametrata sulle dimensioni dell’ente. Per i Comuni è molto importante avere una cornice normativa stabile e uniforme, tale da consentire di operare all’interno di un quadro nazionale favorevole a produrre regolamentazioni locali e programmazioni di attività di medio e lungo periodo”.
E quanto è importante per i Comuni l’azione di contrasto alle ludopatie attraverso la prevenzione e l’informazione sul territorio e quali criticità bisogna superare?
“Quando si parla di gioco, non si può non parlare anche di ludopatie, tema che tocca direttamente i Comuni: come noto, spetta ai Comuni l’intervento di supporto e presa in carico, tramite i servizi sociali, dei soggetti affetti da disturbi legati alle ludopatie.
Rispetto a questo tema, l’azione dei Comuni deve essere strettamente integrata con l’azione delle Regioni che hanno competenze in materia sanitaria; per questo riteniamo fondamentale un maggior coinvolgimento dei Comuni nell’attuazione dei Piani di intervento regionali a valere sul Fondo per il gioco d’azzardo patologico, ai fini di una più efficace integrazione delle azioni di prevenzione e contrasto di tipo sanitario con quelle di presa in carico gestite dai servizi sociali”.
Infine Anci commenta anche la possibilità di far partecipare i Comuni agli utili erariali derivanti dal gioco, già ventilata anche in passato, e di utilizzare tali fondi per scopi di utilità sociale. “Il ruolo che può essere svolto dai Comuni è fondamentale, ma occorrono risorse: è quindi importantissimo garantire la compartecipazione dei Comuni ad una parte delle entrate derivanti dal gioco legale e dalle azioni di contrasto al gioco illegale, da utilizzare per i controlli diretti sul territorio e per sostenere campagne mirate anti-ludopatia.”
Abbiamo posto domande simili anche ai rappresentanti della Conferenza unificata Stato-Regioni ed enti locali, ma al momento, secondo quanto fanno sapere a Gioco News, il tema riordino e delega fiscale “non è stato ancora esaminato, non è stata avviata nessuna istruttoria e non c'è nulla all'ordine del giorno in previsione a breve”.