Che 2025 sarà? Domanda banalissima ma allo stesso tempo da “1 milione di dollari”, o forse sarebbe meglio dire da 7 milioni di euro come il costo della concessione per il gioco online. Abbiamo chiesto di rispondere a Maurizio Ughi, presidente e co-fondatore di Giotto Better Solutions oltre che autentica istituzione e profondo conoscitore del mondo delle scommesse, ippiche e sportive, da quando sono praticamente nate in Italia, commenta i recenti fatti che interessano gli stakeholder del settore oltre a dare uno sguardo prospettico sull’anno appena iniziato.
Quando abbiamo scritto questa intervista erano gli ultimi giorni dell’anno e in Parlamento si stava discutendo di un aumento delle tasse su tutti i giochi online e sulle scommesse, anche in agenzia poi diventato realtà. Questo quando è appena uscito il bando sulle nuove concessioni del gioco online che ha fissato per ben nove anni i canoni dei concessionari che vi prenderanno parte, pagando innanzitutto sette milioni di euro: “Il settore non può che essere spiazzato e deluso di questo emendamento presentato dal Governo stesso - esordisce Ughi - e non può essere contento, non solo per un fatto di natura economica e di importi ma anche di stile. Prima si pensava che fosse una tassa di scopo per costruire e manutenere gli stadi che tra l’altro sono anche privati e non solo pubblici. Poi è diventata un’imposta aggiuntiva dopo aver emanato il decreto legislativo per il riordino del gioco online. Nelle disposizioni transitorie del riordino c’è scritto che il legislatore non avrebbe potuto fare alcuna modifica di imposizione fiscale fino a quando non sarebbe stata realizzata la riforma del retail. Sappiamo che una norma successiva abroga quella precedente, ovvio. Ma per questo troviamo il provvedimento una caduta di stile oltre al lato economico che non è certo trascurabile. Oltretutto si diceva che per nove anni la tassazione non sarebbe stata cambiata. Questo, pur confidando nel regolatore, mette i concessionari sul chi va là: potrebbe succedere in qualsiasi momento, quindi?”.
Si è parlato anche tanto di decreto Dignità. C’erano già spiragli importanti per allentare le trame del divieto totale di pubblicità di gioco, ma sul finale tutto si è arenato? “Crediamo sia un atto di convenienza per sport e calcio che vuole fortemente il ministro dello Sport Andrea Abodi - prosegue il presidente di Giotto Better Solutions - tuttavia il ritorno della pubblicità è un atto dovuto. Soprattutto per i brand che vogliono entrare sul mercato e che nessuno conosce. Da una parte vi sono i top brand di gioco e scommesse che sono ormai radicati sia sul territorio che sull’online, dall’altro i nuovi player di mercato che partirebbero con un enorme svantaggio competitivo. Un gap incolmabile. Lo sport e il calcio hanno bisogno di risorse che in questi anni sono venute a mancare dai bookmaker ma il ritorno della pubblicità rimane un atto dovuto del Governo e del Parlamento per rendere completa l’offerta delle nuove gare che, altrimenti, rischia di trasformarsi in una licitazione privata, una gara tra pochi che non si apre al mercato. I costi di struttura del betting, a partire dai famosi sette milioni di euro, sono uguali per tutti o cambiano molto poco tra i concessionari. Ma se non mi conosce nessuno mi devo presentare e trovare nuovi clienti. La rimozione del divieto sarebbe solo l’apertura a una competizione di mercato sana e corretta.”
Il gap, dicevamo, è ampio: “Potremmo stimare un vantaggio di un paio di anni tra i concessionari storici e i potenziali nuovi player che potrebbero sbarcare sul mercato. Per questo dobbiamo dare ai competitor le stesse armi e possono riequilibrare il mercato solo con forti investimenti pubblicitari, mentre i big possono permettersi di fare mantenimento per rimanere al top. La concessione da sette milioni farà una selezione esagerata e per questo chi entrerà sul mercato avrà uno svantaggio ancora più duro da colmare”.
Dalla cronaca alla traccia del tema “evoluzioni e prospettive del mercato nel 2025”. Svolgimento: “Il gioco online crescerà ancora di più. Tuttavia dobbiamo stare molto attenti al mercato se parliamo di punti vendita e ricarica che hanno un po’ ‘drogato’ il mercato. Specie quelli che erano praticamente agenzie di betting. Quei pochi casi, non la maggior parte che ha operato nel pieno rispetto delle regole. Adesso l’abuso di questo strumento verrà tagliato, non tanto per il limite di ricarica di 100 euro in contante, ma principalmente per l’abolizione dell’incasso e del prelievo dal conto di gioco. Quello ha portato alcuni a essere spregiudicati. Se non si possono prelevare soldi dal conto, la gestione è molto più difficile. Ecco perché credo che questo non aumenti la tracciabilità visto che il gioco online è per sua natura tracciato e rintracciabile. Documento d’identità, codice fiscale, carte di credito, c’è già tutto. Quindi, per ricapitolare, ok il divieto di prelievo ma il limite di ricarica lo vedo poco in linea col ruolo del PVR sul territorio. E si tratta anche di un limite sul gioco online che: chi ricarica 500 euro da carta di credito nella maggior parte dei casi ha già superato il budget mensile”.
Anche qui, l’avevamo già detto: “Il limite di prelievo dal conto lo avevo già chiesto in uno scambio online con l’Agenzia delle dogane e dei monopoli e adesso arriviamo a definizione e non posso che essere d’accordo.”
E il retail? Come andrà? “Sul territorio gli spazi di recupero ci sono e il territorio va abbastanza bene dal punto di vista dell’afflusso del pubblico - analizza Maurizio Ughi - il 2025 si riprenderà tutta quella stabilità che era andata via con la pandemia, anche se il settore ha reagito da tempo. Lo strascico della lunga chiusura, comunque, è rimasto per molto tempo. Il giocatore ha bisogno della biblioteca del gioco dove tutti parlano la stessa lingua. I punti vendita sono sempre di più al passo dei tempi e rispondono alle esigenze di tutti, dai giovani ai giocatori storici. Rispetto a qualche anno fa sono diventati un punto di intrattenimento importante. Inoltre, nascendo nel mondo del gioco da quello ‘fisico’, sono contento che l’online abbia capito quanto il retail sia fondamentale per dare un servizio ai propri utenti. Se le statistiche ci dicono che ci sono 50mila PVR sul territorio significa che c’è una forte sinergia tra i due mondi.”
E l’ippica? “Aver equilibrato la tassazione allo stesso livello delle scommesse sportive è stato un provvedimento fondamentale – prosegue Ughi – lavorando sul prodotto e sulla visibilità, un provvedimento del genere è perfetto per aiutare il betting ippico a tornare ai livelli che merita. Certo, la misura è arrivata con evidente ritardo ma ora il settore può finalmente riprendersi. Ad aiutare ci sono anche gli streaming delle corse sia da remoto che in agenzia. Se penso ai tempi in cui la banda non reggeva le minime informazioni che cercavamo di avere durante le corse, adesso alcuni risultati sembrano addirittura banali e rappresentano la normalità. Tuttavia non dobbiamo fermarci perché le corse francesi sono ancora molto più belle da seguire e da vedere.”
In chiusura, il bando è stato pubblicato, le tasse subiranno un aumento: basta davvero così? “Penso proprio che il blitz del Governo per aumentare le tasse sia l’ultima possibilità di mettere mano sulle regole del settore – si avvia alla conclusione Maurizio Ughi – dalla pubblicazione del documento di gara ci saranno due mesi e mezzo in cui le società si dovranno organizzare per il bando e la documentazione. Al lavoro ci sono equipe legali e tecniche che ogni volta sono costrette a ripartire sempre daccapo. Il Governo ha fatto un abuso ed è stato poco credibile rispetto a quello che dicevamo poco fa, per questo spero da oggi in poi recuperi in immagine anche per chi vorrebbe investire dall’estero”.