Scommesse illegali e calcio, Calcagno (Aic): 'Sanzioni siano collegate a rieducazione'
Umberto Calcagno, presidente dell'Associazione italiana calciatori, interviene in merito alla vicenda dei calciatori italiani che hanno scommesso su piattaforme illegali e chiede un passo indietro alla politica.
Scritto da Redazione
Umberto Calcagno © Figc - Sito ufficiale
“C’è una grande differenza rispetto al passato: in questo caso, finora, i due ragazzi coinvolti non hanno alterato i risultati delle gare. Non parliamo di gare truccate, ma di una situazione che li ha condotti a fare giocate anche all’interno del nostro mondo”.
Così Umberto Calcagno, presidente dell'Aic – Associazione italiana calciatori, dice la sua sul caso che ha visto i calciatori italiani Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zanioli scommettere su alcune piattaforme illegali.
Nel corso della trasmissione “Radio Anch’io Sport” su Rai Radio 1, Calcagno ha ricordato che ci sono “norme sportive molto severe” per disciplinare casi come questi, e che per questo non è corretto imputarsi di aver fatto poco, specie dopo che Lega e Fratelli d'Italia hanno chiesto le dimissioni del presidente della Federazione italiana giuoco calcio, Gabriele Gravina, per la gestione della vicenda.
“Ritengo questi attacchi ingiusti, credo che la politica debba darci messaggi differenti. Sono molto preoccupato di queste ingerenze, perché sapete quanto è importante l’autonomia dello sport. Mi auguro che la politica faccia la sua parte, ci può dare una mano su altri temi come il Decreto crescita più che con dichiarazioni con questo tipo”.
Tornando poi sulle conseguenze del caso, Calcagno torna sulle iniziative promosse nel tempo per favorire un approccio consapevole e corretto al calcio. “Negli ultimi dieci anni, insieme alla federazione e alle leghe, con tutti i percorsi di formazione che facciamo durante la carriera ai calciatori, abbiamo parlato quasi sempre di queste situazioni. Probabilmente non basta informare, dobbiamo chiederci tutti quanti insieme cosa possiamo fare di più”, sottolinea il presidente dell'Aic, cosciente di quanto sia necessario “stare vicino” ai calciatori coinvolti, ma anche di imporre una sanzione e prevedere una rieducazione, purché “la durata della sanzione sia ricollegata a dei percorsi che possono servire ai giocatori, al sistema e anche al di fuori del sistema con il loro impegno”.