Dario Sammartino nel podcast “Muschio Selvaggio” con Fedez è stato il classico meteorite che tutti si aspettano si schianti sulla terra per risolvere tutti i nostri problemi e spazzare via tutte le distorsioni che combattiamo giorno dopo giorno. Quelle del gioco pubblico, poi, neanche stiamo qui a ripeterle, ormai siamo ad un teatrino ridicolo, ad una guerra ideologica che non può toccare ulteriormente il fondo. Forse.
Un’ora meravigliosa quella passata con Dario e i tre videoblogger. Premessa: queste chiacchierate e tante dirette Twitch mi annoiano a morte e, nonostante io spesso sia in diretta a parlare di poker, evito di guardarle. Sì perché deve esserci la “ciccia”, devono esserci i contenuti. Metti insieme Dario e Fedez ma anche Luis e Martin (molto più informati del rapper diventato padre per la seconda volta proprio oggi, auguri!) ed esplode una bomba di comunicazione che speriamo abbia fatto qualche “morto”. Mi spiego peggio: “morto” significa, speriamo che abbia colpito nel segno soprattutto i tantissimi neofiti e utenti esterni al settore e li abbia convinti che il poker è un gioco d’abilità meraviglioso e che questo settore può ancora dare tantissimo a tutti.
Mentre scriviamo il podcast ha raggiunto le 400mila views su un canale che ha oltre 700mila iscritti (mica pochi!) e l’approccio dell’ora di chiacchierata può aver funzionato. Nei commenti non troviamo alcuna “crociata” contro il gioco, ad esempio. Merito della conduzione “leggera” con un Fedez stralunato e che, nonostante abbia dimostrato di non sapere proprio nulla di poker e di casinò, ha posto Dario nella condizione ideale di spiegare dalla base tutto quello che era necessario per informare correttamente su questo verticale di gioco.
Luis e Martin hanno poi fatto “level up” mettendo Sammartino nella condizione di argomentare bene altre parti che andavano comunque toccate nell’ambito della discussione.
Ma perché secondo noi ha funzionato? Perché ad ogni domanda posta a Sammartino avremmo risposto esattamente allo stesso modo e più o meno con le stesse parole e la stessa intelligenza e leggerezza che merita l’argomento. E’ ovvio che avendo frequentato e lavorato nel settore dagli albori così come Dario ha giocato e girato anche molto più di noi il mondo col poker, siamo portati a parlare la stessa lingua. Ma ci toglieva le parole di bocca ed è stato pazzesco e anche divertente ascoltare il podcast come se stessimo lì noi a rispondere a Fedez e compagnia. Persino una rissa a Campione d’Italia piena di beep per non fare i nomi di un amico molto famoso a cui, tra l’altro, vogliamo molto bene, è la stessa che avremmo citato alla domanda specifica se nei tornei, ogni tanto, capita qualche rissa.
Piccola tirannia d’orecchie a Super Dario su come ha trattato gli altri giochi. Che il poker sia l’unico vero gioco di abilità è vero ma il settore è ormai sempre più omnichannel e sparlare degli altri prodotti seppur riferendosi alle pessime probabilità di vincita legate solo alla fortuna, non è carino. Mettiamola così! Ma sappiamo cosa intendeva.
Per il resto tutto perfetto e divertente e anche molto vero. La speranza è che occasioni di questo tipo accadano molto di più. E viene da pensare anche a quante occasioni abbiamo perso negli anni del boom di questo gioco quando forse non eravamo pronti a spiegarci davanti ad un Fedez qualsiasi, davanti ad un microfono qualsiasi. Adesso sappiamo come ribattere agli attacchi, alle critiche e ci sappiamo distinguere anche dagli altri giochi, come ha fatto Dario seppur molto duramente. Poi, vabbè, contro le ideologie e i pregiudizi di una certa parte politica sarebbe come raisare contro i mulini a vento. Ma noi tiriamo dritto, i busted sono loro.