Sono 753 i soggetti con disturbo da gioco d'azzardo – a fronte di 13150 soggetti dipendenti da droghe e 3888 soggetti dipendenti da alcol - presi in carico nel 2022 dai Servizi per le dipendenze pubblici (SerD) del Lazio, secondo quanto si legge relazione pubblicata dal dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale.
Un dato in aumento rispetto all’anno precedente, che segna l'inversione del trend in diminuzione che si stava registrando dal 2020, evidenzia la relazione. Le persone in carico ai servizi del privato sociale sono 7.
I maschi rappresentano l’81.7 percento (N=615). L’età media delle persone attualmente in trattamento è di 45.8 (sd ±15.3) anni, con la mediana della distribuzione nella classe 45-49; l’età dichiarata di primo comportamento di gioco d’azzardo differisce in maniera consistente tra i generi.
Per quanto riguarda il titolo di studio, quasi la metà (47 percento) degli utenti in carico risulta possedere un diploma di scuola superiore, mentre per quanto riguarda la situazione occupazionale, sebbene il 60 percento risulti occupato, segnaliamo il 17 percento di persone non in condizione professionale, ovvero pensionati, invalidi, casalinghe.
Il 95.5 percento (n=719) degli utenti ha una dimora e il 45.6 percento (n=343) vive con la propria famiglia (partner e/o partner e figli); la proporzione di donne che vivono sole è del 31.2 percento mentre quelle degli uomini è del 15.7 percento”.
Per ciò che riguarda la tipologia di gioco d’azzardo, nel 2021, a fronte di una chiusura delle sale Vlt, “sono aumentati rispetto agli anni precedenti i nuovi utenti che riportano un gioco problematico dovuto a lotterie e/o giochi numerici, mentre sono diminuiti coloro che utilizzavano Vlt e Awp. Diversamente nel 2022, con la riapertura della sale Vlt, questo tipo di gioco è ritornato a essere maggiormente consistente. La spesa rispetto alle proprie entrate differisce tra uomini e donne, mostrando una minore incidenza della spesa per il gioco tra le donne. Per ciò che concerne i giorni della settimana mediamente dedicati al gioco, escludendo il 24 percento di dato mancante, si evince che un quarto degli utenti giocano 7 giorni a settimana, mentre è dedicato al gioco un solo giorno dal 7 percento”, si legge ancora nella relazione.
“Il dato sullo stato del percorso al 31 dicembre 2022 indica che la percentuale di abbandoni (drop out) è pari al 17.4 percento (n=131) degli utenti totali, mentre tale proporzione del 16.5 percento per i pazienti dei SerD in trattamento per alcol e del 10.1 percento di quelli per uso di sostanze stupefacenti. La diagnosi è riportata per il 30,9 percento (n=233) dei pazienti totali e per il 20.3% (n=60) dei nuovi pazienti nell’anno. I trattamenti sono riportati per il 69,2 percento (n=521) dei pazienti e la valutazione psicodiagnostica risulta essere la componente trattamentale predominante- indicato come trattamento per 235 pazienti (45 percento tra coloro per cui è riferita l’informazione), con una durata media di circa 3 mesi. Per quello che riguarda le prestazioni erogate ai pazienti SerD (n=746), i colloqui clinici e le psicoterapie sono tra le prestazioni numericamente più consistenti”.
MATTIA (PD): “CONSIGLIO REGIONALE SI CONFRONTI SUI DATI” - Dopo la pubblicazione di tali dati arrivano i commenti, in primis di Eleonora Mattia, consigliera regionale del Partito democratico e presidente del Comitato regionale di controllo contabile. “La relazione 2022 del dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio pubblicata nei giorni scorsi, dopo aver sviscerato in 55 pagine il fenomeno delle dipendenze nel Lazio, si conclude affermando: ‘Rispetto ai due anni precedenti, in cui la pandemia ha impattato notevolmente sull’accesso ai servizi e sulla fruizione degli stessi, notiamo nel 2022 un aumento nel volume degli accessi’. Allarmante anche le notizie secondo cui le sedi più grandi per il gioco d’azzardo (bingo e sale giochi), nel Lazio si trovino proprio nelle zone più povere e sulle vie ad alta percorrenza (Aurelia, Flaminia, Casilina ecc.). Sono dati raccolti da strutture della stessa Regione Lazio, che fotografano una situazione di forte disagio sociale, ma su cui ad oggi il governo regionale non ha mai riferito. Per questo credo sia urgente, visto che non è stato fatto finora, che la Giunta Rocca li presenti nelle commissioni competenti per riferire sullo stato dell’arte delle misure di contrasto e discuterne insieme con tutte le forze politiche del consiglio regionale”.
FAGGIANI (OSSERVATORIO GAP LAZIO): “DEFINIRE REGOLE CHIARE A LIVELLO NAZIONALE” - Domenico Faggiani, membro dell'Osservatorio sul fenomeno del gioco d’azzardo della Regione Lazio, invece presenta una disamina più articolata.
“Una prima osservazione che si può fare è che confrontando i dati suddivisi per tipologie di dipendenze possiamo notare, tra il 2019 ed il 2022, una leggera diminuzione di soggetti presi in carico relativamente alle droghe ed al gioco d’azzardo, una diminuzione sia in valore assoluto che in percentuale rispetto alla popolazione del Lazio nel rispettivo anno; mentre si riscontra un notevole incremento di soggetti dipendenti da alcol e altre dipendenze.
Una seconda osservazione sui dati: quelli più elevati, sia in valore assoluto che in percentuale sulla popolazione residente nel Lazio, restano quelli relativi alle dipendenze da droghe e da alcol, in quanto parliamo non di centinaia bensì di diverse migliaia di persone.
'L’alcol e il consumo di droghe illecite – è scritto nella relazione – sono i principali fattori di rischio a livello mondiale per la disabilità e la perdita prematura della vita. Oltre ad avere un forte impatto di tipo sanitario, il consumo di sostanze lecite ed illecite ha un significativo impatto di tipo economico per i costi dovuti all’assistenza sanitaria, alle forze dell’ordine per l’applicazione della legge sugli stupefacenti, alla perdita di produttività e altri costi diretti e indiretti, compresi i costi dovuti alle possibili conseguenze su soggetti terzi'.
Rispetto al gioco d’azzardo, come messo in evidenza nella relazione, 'le persone totali in trattamento per Dga nei servizi pubblici e del privato sociale accreditato nel Lazio sono state 753, in aumento rispetto all’anno precedente', anche se il dato del 2021 sicuramente risentiva ancora degli effetti delle limitazioni a causa della pandemia; nel 2019 le persone seguite erano 841.
Un’ultima osservazione riguardo a quanto riportato nel 'Progetto di ricerca sul Disturbo da gioco d’azzardo nella Regione Lazio', sempre curato dal dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio, in merito alla dislocazione delle sale da gioco.
Nel report finale dell’interessante lavoro si afferma che il numero più elevato di esercizi ad alta concentrazione di apparecchi da gioco si riscontra nelle zone ad alta deprivazione e che i più grandi esercizi (bingo e sale giochi) si trovano per lo più nelle zone deprivate e vicino alle vie ad alta percorrenza.
Questo è certamente un dato di fatto, riscontrabile anche in altre regioni. Sorprende però che, insieme a questi dati, ci si sia dimenticati di chiedersi quanto le legislazioni regionali, in particolare quelle relative alle distanze dai c.d. luoghi sensibili, abbiano inciso sulla dislocazione degli esercizi. Ed ancora più sorprendente risulta leggere le dichiarazioni 'allarmate' di politici regionali, che erano presenti anche nelle passate legislature, e che ora chiedono a Rocca, presidente del Lazio, ed alla sua Giunta (che si sono appena insediati) di riferire al Consiglio regionale.
La speranza è che il Parlamento approvi presto la legge, che contiene anche la delega per il riordino delle disposizioni vigenti in materia di giochi pubblici. Con la successiva emanazione del o dei decreti delegati si potrà procedere a fissare, a livello nazionale, le linee per una efficace prevenzione del Dga, per il contrasto al gioco dei minori e più in generale ad ogni forma di illegalità. Sarà altrettanto importante definire regole chiare per la pianificazione della dislocazione territoriale dei luoghi fisici di offerta di gioco al fine di avere una distribuzione omogenea ed evitare così che si creino 'zone rosse', che lasciano poi spazio al proliferare del gioco illegale su tutto il resto del territorio”.