Direzione generale e Consulta ippica ai nastri di partenza, obiettivo: 'Favorire il confronto'
Il presidente della Consulta nazionale per l'ippica dovrebbe essere reso noto a metà ottobre e si attendono i primi atti del Dg Remo Chiodi, mentre la filiera continua a chiedere confronto. Così come accade in Regno Unito.
Non c'è vera e condivisa evoluzione di un settore senza dialogo, senza confronto, fra tutte le parti in causa: dalle istituzioni agli operatori, passando per ogni ingranaggio della filiera.
Questo assunto potrebbe valere tanto per il riordino del gioco pubblico, affidato al decreto attuativo connesso alla legge delega per la riforma fiscale (di cui si attende di conoscere i contenuti, almeno in bozza), ma forse ancora di più per quello dell'ippica, afflitta da una crisi ultradecennale e costantemente in cerca di unità e di un quadro economico-finanziario stabile.
Se il mondo del gioco attende lumi soprattutto per quanto riguarda la risoluzione della famigerata “questione territoriale”, che pesa come un macigno sulle possibilità di investimento e pianificazione degli operatori, il comparto ippica sconta problemi cronici in primis per quanto riguarda la governance, oltre a quelli connessi al ritardo dei pagamenti e alla programmazione.
Problemi ai quali il ministero dell'Agricoltura, con il sottosegretario Patrizio La Pietra, si propone di dare risposta anche attraverso la creazione di due organismi specifici: la Consulta nazionale dell'ippica, concepita come luogo di confronto per tutti gli operatori del settore – e criticata da alcuni di essi per la sua composizione - e la Direzione generale per l'ippica, che avrà il compito di definire le linee di sviluppo del settore, tutelare il benessere dei cavalli, prevenire e contrastare il doping, sviluppare l'allevamento, i relativi piani allevatoriali e la gestione dei Libri genealogici.
Il presidente della Consulta per l'ippica dovrebbe essere designato intorno alla metà di ottobre, mentre è già noto il nome di chi guiderà la Direzione generale per l’ippica: Remo Chiodi, che nel suo curriculum, oltre all'incarico alla Presidenza del Consiglio dei ministri relativo 'Servizi di pubblica utilità in concessione', ne vanta diversi nel campo della programmazione, progettazione, realizzazione, gestione e monitoraggio di progetti infrastrutturali.
In attesa di vederlo all'opera, e di capire come i due organismi lavoreranno in parallelo, o magari intersecandosi, sui social media si vedono alcuni membri della filiera tentare un confronto sulle perduranti divisioni interne delle rappresentanze del comparto, sull'opportunità di un prelievo onesto sulle scommesse che riporti la gente a scommettere sui cavalli, o sulla necessità che continui la discussione in Parlamento della legge di riforma dell'ippica.
Insomma, di risolvere certi annosi problemi una volta per tutte.
Un esempio in tal senso oltre che dalla Francia, chiamata in causa più volte come “modello” per la gestione dell'ippica, potrebbe venire dal Regno Unito, dove la British horseracing authority, e i media Racing Tv, At The Races e Racing Post hanno lanciato un sondaggio per il pubblico degli scommettitori per condividere le loro opinioni sulle proposte della Gambling commission in merito ai controlli di accessibilità proposti sugli scommettitori, come stabilito nel Libro bianco sulla riforma nazionale del gioco.
La collaborazione dei leader del settore delle corse nasce dalla preoccupazione dello sport che tali controlli di accessibilità allontaneranno ulteriormente gli scommettitori dallo sport, come evidenziato dalla notevole quantità di corrispondenza ricevuta su questo tema.
Lo scopo del sondaggio – attivo dal 9 ottobre - è incoraggiare il maggior numero possibile di membri del pubblico delle scommesse a condividere le loro opinioni sulle proposte in un unico posto. Le risposte saranno anonime ma verranno utilizzate per informare la risposta collettiva delle corse britanniche alla Gambling Commission.
Gli intervistati sono inoltre incoraggiati a rispondere direttamente alla consultazione della Gambling commission entro il 18 ottobre.
In questo caso, quindi, oltre agli operatori interni alla filiera ippica, a essere chiamati in causa sono gli scommettitori ippici, vista la popolarità di questo tipo di betting in terra anglosassone, che ricorda quella italiana ai tempi del Totip o di film come “Febbre da cavallo”, poi scemata nei primi anni Duemila, per effetto dell’ampliamento dell’offerta di giochi con l’introduzione di nuovi prodotti in concorrenza a quello ippico.
Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano dei progetti di riforma dell'ippica in campo nel nostro Paese anche gli appassionati di quel periodo, e pure quelli di oggi, attualmente pochi, ma che magari potrebbero tornare a crescere. E a riempire gli ippodromi.
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