La giornata di ieri, 4 dicembre, ha segnato l'inaugurazione concreta dei lavori della Consulta nazionale dell'ippica, nuovo luogo di confronto per la filiera promosso dal sottosegretario del ministero dell'Agricoltura Patrizio La Pietra.
Una riunione in cui sono stati affrontati vari temi: dalla riforma della classificazione degli ippodromi alla proposta del calendario corse per il 2024, dai bandi per i coordinatori del galoppo, corse, programmazione tris ai pagamenti dei premi con fattura.
Tanta carne al fuoco, insomma, e su questioni a dir poco vitali per l'atteso rilancio del comparto.
Ma cosa ne pensano i diretti interessati, membri della Consulta? Cominciamo dai rappresentanti delle società di corse.
Per Alessandro Arletti, presidente della società che gestisce l'ippodromo di Modena (la Società modenese per esposizioni fiere e corse di cavalli), “è molto positiva l'introduzione di criteri oggettivi per la determinazione del montepremi e delle giornate di corse, dal 2024. Si tratta di un grande passo avanti, nell'ambito di un progetto complesso che il sottosegretario è riuscito a realizzare e che finalmente porterà razionalità ed efficienza rispetto al metodo utilizzato fino ad ora. Con i nuovi parametri poi ci sarà più equilibrio anche nella distribuzione delle risorse, delle sovvenzioni per gli ippodromi, dal 2025. In questo caso i correttivi verranno introdotti in modo più graduale, per consentire ai bilanci delle società di corse di adeguarsi, visto che al momento le sovvenzioni ministeriali rappresentano il fatturato principale”.
Quella del “sostentamento” della filiera ippica è sicuramente una questione centrale, vitale, anche di più del solito, se possibile, alla luce del taglio del 5 percento degli stanziamenti per gli ippodromi previsti nella legge di Bilancio per il 2024. Una sforbiciata che avrà un effetto pesante sui bilanci delle società di corse, “che sono già allo stremo, 10 anni dopo la riforma Monti, che ha dimezzato i contributi previsti all'epoca”, puntualizza Arletti, il quale evidenzia come le risorse attuali per gli ippodromi siano ormai “un quarto di quelle messe a disposizione 13 anni fa”.
Cosa fare e come, quindi? Per Arletti la riforma delle scommesse ippiche rappresenta “un valore aggiunto da non trascurare, una fonte di risorse per la filiera come accade negli altri Paesi”.“Ecco quindi la necessità, non più rinviabile, di “rendere competitive le scommesse ippiche con la diminuzione della tassazione e la riforma del sistema, visto che il mercato c'è, e che tale riforma consentirebbe di recuperare entrate per la filiera in modo 'naturale', a vantaggio di tutte le sue componenti, dagli operatori agli allevatori. Inviterei quindi tutte le categorie a concentrarsi su questo aspetto, e sarebbe importante che anche dei rappresentanti del ministero dell'Economia e delle finanze, e dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, partecipassero alle riunioni della Consulta per discutere di questo”.
Restando sempre in tema di risorse, l'incontro nell'incontro di ieri è stato comunicato anche l'impegno al pagamento dei premi con fattura fino a luglio entro la fine del 2023: “Non è sufficiente per le categorie – chiosa Arletti - ma è comunque positivo. Mi sembra che sia stata intrapresa una buona strada rispetto al passato, e che tutti si stiano impegnando per modificare il sistema dei pagamenti entro 2024. Vedremo poi come si proseguirà anche per la definizione del calendario, al momento è stata ventilata una nuova riunione della Consulta per lunedì 11 dicembre”.
Sui contenuti del confronto di ieri ecco arrivare anche le parole di Pier Luigi D'Angelo, presidente di Ippodromi partenopei, società che gestisce l'impianto di Agnano.
“La nuova proposta di classificazione degli ippodromi italiani va nella direzione opposta a quella auspicabile, nel senso che se non verranno apportati correttivi, continueranno ad essere penalizzati gli ippodromi che effettivamente svolgono quotidianamente l’attività di centri di allenamento, quelli che hanno di conseguenza adeguati livelli occupazionali e quelli con gli impianti di illuminazione in grado nei mesi estivi di garantire le corse in notturna. Esattamente l’opposto a quello che veniva richiesto dalle categorie produttive del trotto e del galoppo. Un vero e proprio scempio”, sottolinea D'Angelo.
“Mi auguro che alla luce di queste considerazioni, tralasciando che al trotto vengono mortificati alcuni impianti con piste da 1000 metri, si adottino correttivi adeguati. Tenendo presente comunque che la classificazione poteva essere applicata in aumento o mantenimento di risorse stanziate, ma risulterà insostenibile in ottica di tagli ulteriori che comporteranno a cascata una guerra tra poveri innescando una inevitabile sospensione o drastica diminuzione dei servizi di allenamento e delle forniture energetiche al fine di sopperire alle conseguenze dei danni economici che ne deriveranno ai bilanci societari già duramente provati da un decennio di decalage che dal 2009 è arrivato al 78 percento delle sovvenzioni erogate.
Nel modello di classificazione proposto il Masaf esclude la valorizzazione delle scommesse come parametro di valutazione motivandolo come non coerente con la lotta alla ludopatia. Associando quindi la scommessa ippica alla ludopatia di fatto esclude ogni forma di autofinanziamento del settore e di riforma della scommessa ippica per renderlo indipendente dal finanziamento pubblico come avviene nel resto del mondo. Si ipotizza quindi un'ippica perennemente sovvenzionata dallo Stato. Hanno deciso che il settore deve morire, e non se ne comprende la ratio”.